Federico Herrero, Mental Landscapes and Transit Lines

13 ottobre - 6 novembre 2004
a cura di Angela Vettese

Per lo spazio milanese Federico Herrero ha concepito un lavoro specifico, realizzato nell’arco di due settimane, composto dalle tre modalità di pittura che gli sono proprie: segni sul pavimento che ricordano quelli della viabilità, come a evocare la strada e la sua capacità di dare alla pratica della pittura un carattere funzionale; composizioni murali che nascono quasi senza disegno, ispirate soprattutto dalle macchie di umidità e concentrate negli angoli, nei punti di asperità architettonica, nelle zone in cui sembra coagularsi una sorta di necessità di espressione da parte dello spazio medesimo; e infine quadri, di piccolo e di grande formato, con una figurazione astratta simile a quella dei dipinti murali ma dispiegata in modo assai più compatto e memore della tradizione pittorica occidentale. Quest’ultima viene dunque accettata, ma anche resa problematica e posta in condizione di dialogo costante con l’architettura. In questo dialogo la pittura sui muri assume una via mediana, tra quella “utile” che contrassegna le strade e quella “inutile” che anima i quadri.

L’operazione per Viafarini nasce soprattutto dall’interazione con la luce naturale: le finestre dell’ex magazzino lasciano entrare un quarto elemento iconico, lo spazio esterno circostante, quel paesaggio tipicamente urbano e specificamente milanese che si pone come un ultimo contributo al lavoro.

Con il patrocinio e il contributo del Comune di Milano - Cultura e Musei, Settore Musei e Mostre.

Mixed media on wall, epoxic paint on masking tape on floor, oil on canvas
Veduta dell’installazione a Viafarini.

Federico Herrero, Mental Landscapes and Transit Lines

13 ottobre - 6 novembre 2004
a cura di Angela Vettese

Per lo spazio milanese Federico Herrero ha concepito un lavoro specifico, realizzato nell’arco di due settimane, composto dalle tre modalità di pittura che gli sono proprie: segni sul pavimento che ricordano quelli della viabilità, come a evocare la strada e la sua capacità di dare alla pratica della pittura un carattere funzionale; composizioni murali che nascono quasi senza disegno, ispirate soprattutto dalle macchie di umidità e concentrate negli angoli, nei punti di asperità architettonica, nelle zone in cui sembra coagularsi una sorta di necessità di espressione da parte dello spazio medesimo; e infine quadri, di piccolo e di grande formato, con una figurazione astratta simile a quella dei dipinti murali ma dispiegata in modo assai più compatto e memore della tradizione pittorica occidentale. Quest’ultima viene dunque accettata, ma anche resa problematica e posta in condizione di dialogo costante con l’architettura. In questo dialogo la pittura sui muri assume una via mediana, tra quella “utile” che contrassegna le strade e quella “inutile” che anima i quadri.

L’operazione per Viafarini nasce soprattutto dall’interazione con la luce naturale: le finestre dell’ex magazzino lasciano entrare un quarto elemento iconico, lo spazio esterno circostante, quel paesaggio tipicamente urbano e specificamente milanese che si pone come un ultimo contributo al lavoro.

Con il patrocinio e il contributo del Comune di Milano - Cultura e Musei, Settore Musei e Mostre.

Mixed media on wall, epoxic paint on masking tape on floor, oil on canvas
Veduta dell’installazione a Viafarini.

Mixed media on wall, epoxic paint on masking tape on floor, oil on canvas
Veduta dell’installazione a Viafarini.

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Federico Herrero all'Archivio Farini.