VIR Viafarini-in-residence, Fausto Falchi, Hannah Heilmann

maggio - luglio 2011

VIR Viafarini-in-residence

Fausto Falchi (Italia)
nominato da Anna Daneri

Hannah Heilmann (Danimarca)

maggio - luglio 2011

VIR Viafarini-in-residence presenta i risultati delle ricerche condotte dagli artisti in residenza Fausto Falchi, nominato dalla curatrice Anna Daneri, e dalla danese Hannah Heilmann, invitata grazie al supporto del Danish Arts Council Committee for International Visual Arts a sviluppare il progetto The Shower, con il coinvolgimento di un gruppo di uomini per indagare il concetto di mascolinità a Milano e in Italia. 

VIR Viafarini-in-residence è reso possibile grazie al prezioso contributo della PaBAAC del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che collabora negli scambi internazionali, di Fondazione Cariplo e di altre realtà che garantiscono il loro sostegno al progetto e agli artisti invitati: Gemmo SpA, partner istituzionale di Viafarini, ACACIA – Associazione Amici Arte Contemporanea e Fiorucci Art Trust

Fausto Falchi, L. I. (Lavoro Illegale)

Se costruire narrazioni è inscenare una fiction, ciò che sappiamo e ciò che raccontiamo è necessariamente una delle possibili ricostruzioni di eventi: Lavoro Illegale spinge a una riflessione su una storia incerta i cui elementi rimossi e occultati emergono come un rigurgito nella contemporaneità.
Frutto di un oscuro ritrovamento avvenuto in quella che oggi è un’area deindustrializzata della periferia milanese, in passato area di lotte operaie e terreno di frontiera per le teorie politiche, la macchina che distribuisce proiettili da indirizzare al carnefice di turno ci sottopone un dubbio cruciale: i primi distributori automatici introdotti dalla Coca Cola, grazie ai quali l’allora nascente massa dei consumatori era spinta verso nuovi stili di vita e inediti modelli di consumo, conobbero usi e riusi.
L’estetica della macchina pretende un corto circuito, rivela una trama nascosta nella finzione storica inserendosi nella narrazione come elemento fuorviante, almeno quanto le manipolazioni che le forze eversive, questa volta di matrice statale, operarono entro i movimenti di lotta nel corso degli anni settanta. 
Distribuire proiettili come lattine, tutto questo non fa alcuna differenza. A chi tocca il lavoro sporco?"

Pasquale Nunziata

Fausto Falchi, Ode an die Freude

"La ricerca artistica di Fausto Falchi rivela un interesse per gli elementi del reale, soprattutto per ciò che fa riferimento al lavoro umano, al suo rapporto con la tecnologia e alle implicazioni e trasformazioni che l’organizzazione capitalistica del lavoro ha prodotto e continua a produrre sul tessuto economico e sociale. Oggetti e strumenti di lavoro, apparecchi e materiali di derivazione industriale vengono decostruiti e riassemblati innescando processi di costruzione di senso che riflettono sulla natura sociale del lavoro e delle attività umane. La pratica di Fausto Falchi è incentrata su aspetti di problematicità propri del rapporto uomo-macchina e sulle implicazioni sociologiche della moderna divisione del lavoro. Attraverso un’analisi dei contesti politici, Falchi si concentra poi sui processi di produzione del dissenso e sulle forme di lotta elaborate entro i movimenti per i diritti dei lavoratori degli anni sessanta e settanta.

Decostruendo apparecchi obsoleti e riutilizzandone le singole componenti, l’artista conforma processi che ne riorganizzano il significato: una ricollocazione che, oltre ad essere una critica al loro ruolo ideale nell’ambito del moderno ciclo di produzione, rende necessario un ripensamento continuo circa la loro utilità. Ferro, alluminio ed acciaio, animati dalla tecnologia Arduino, divengono gli elementi di una dialettica che, generando una riflessione circa alcune delle pagine più significative della storia sociale, produce una peculiare pratica narrativa. Ciò che emerge è una serie di incongruenze, che palesano una discontinuità nelle ricostruzioni storiche, e generano una riflessione circa la sostenibilità dei postulati neo-liberal e l’effetto che questi hanno sulle masse di lavoratori. Attraverso il processo di decostruzione e riassemblaggio le componenti sono continuamente messe alla prova, subendo aggiustamenti che ne condizionano le capacità meccaniche con lo scopo di sperimentarne le possibilità adattive. Le macchine che risultano da questo processo non hanno mai una completa autonomia, esse necessitano di una cura continua che le mette in una condizione di dipendenza verso l’artista. In Ode an die Freude (2012), una bandiera dell’Unione europea sfida una linea di fiamme movimentate dalle onde sonore risultanti da un’esecuzione sperimentale del Tubo di Rubens.

La riproduzione audio del quarto movimento della Nona sinfonia di Ludwig van Beethoven genera la visualizzazione delle onde grazie ad uno speaker montato all’estremità del tubo perforato e alimentato a propano. Il tessuto, realizzato per resistere alle fiamme attraverso un processo di riduzione della classe di reazione al fuoco, subisce gli impulsi incendiari ottenuti per la prima volta dal fisico tedesco Heinrich Rubens nel 1905. La linea delle fiamme risponde agli impulsi del brano originariamente composto da Friedrich von Schiller, ispirato ai sentimenti di gioia e fratellanza universale poi adottato come inno ufficiale dall’Unione Europea: l’effetto visivo è un’alternarsi di picchi e discese che rimandano all’instabilità dei mercati finanziari, oggi al centro dell’attenzione per la loro capacità di destabilizzare gli equilibri economici mondiali, mettendo a dura prova la tenuta del progetto economico europeo.

Il dramma inscenato da Ode an die Freude porta al limite estremo la durabilità del tessuto, simbolo di un organo istituzionale che tiene insieme le parti di un tutto violentemente esposto alle speculazioni e agli assalti di un capitalismo vorace e parassitario. Ogni possibile soluzione è ancora di là da venire".

Pasquale Nunziata

Hannah Heilmann, The Shower 

Ho chiesto agli uomini, attraverso un open call, di unirsi a me nella realizzazione performativa di un manifesto dello sguardo femminile, posando per me, via skype, mentre si facevano una doccia.
The Shower è un bagno, uno spettacolo e una battaglia. Il progetto nasce come reazione all'immaginario sessualizzato mainstream, al suo stretto rapporto con il consumismo, e alla folle e ostinata enfasi sullo sguardo maschile. Noi tutti siamo cresciuti in un mondo che ci ha circondato di immagini di donne sexy. Tutte queste immagini rappresentano supposizioni sulla nostra sessualità e, aggiungendo offesa al trauma, hanno collegato indebitamente sessualità e consumo. 
Oh! Il folklore ormonale del capitalismo! Il mio cervello si sente così sporco e i miei occhi tanto stanchi. 
The Shower è un tentativo di innescare un’inversione dell'energia, che la faccia circolare orizzontalmente, dal momento che il soggetto e l'oggetto si sono un po' confusi nel cono d'ombra della cultura pop.
La webcam rappresenta una “camera oscura dei giorni nostri”, uno strumento per rendere pittoresco ciò che è mascolino: la persona in onda, volente o nolente, si mette inevitabilmente in posa mostrando il suo lato migliore; la grana approssimativa delle foto, offusca misericordiosamente i difetti, ma fa emergere le forme e la sottile definizione dei muscoli, come fosse vaselina sulla lente. Allo stesso tempo le sessioni di scatti si sono trasformate in un processo democratico che, per quanto da me diretto, non mi ha permesso che di catturare ciò che i modelli nella doccia avevano deciso di mostrarmi.

Per la realizzazione di The Shower si ringraziano Sovratex, Franziska Froemel, e infine: i meravigliosi uomoni! La residenza di Hannah Heilmann è supportata da Danish Arts Council Committee for International Visual Arts.

VIR Viafarini-in-residence, Fausto Falchi, Hannah Heilmann

maggio - luglio 2011

VIR Viafarini-in-residence

Fausto Falchi (Italia)
nominato da Anna Daneri

Hannah Heilmann (Danimarca)

maggio - luglio 2011

VIR Viafarini-in-residence presenta i risultati delle ricerche condotte dagli artisti in residenza Fausto Falchi, nominato dalla curatrice Anna Daneri, e dalla danese Hannah Heilmann, invitata grazie al supporto del Danish Arts Council Committee for International Visual Arts a sviluppare il progetto The Shower, con il coinvolgimento di un gruppo di uomini per indagare il concetto di mascolinità a Milano e in Italia. 

VIR Viafarini-in-residence è reso possibile grazie al prezioso contributo della PaBAAC del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che collabora negli scambi internazionali, di Fondazione Cariplo e di altre realtà che garantiscono il loro sostegno al progetto e agli artisti invitati: Gemmo SpA, partner istituzionale di Viafarini, ACACIA – Associazione Amici Arte Contemporanea e Fiorucci Art Trust

Fausto Falchi, L. I. (Lavoro Illegale)

Se costruire narrazioni è inscenare una fiction, ciò che sappiamo e ciò che raccontiamo è necessariamente una delle possibili ricostruzioni di eventi: Lavoro Illegale spinge a una riflessione su una storia incerta i cui elementi rimossi e occultati emergono come un rigurgito nella contemporaneità.
Frutto di un oscuro ritrovamento avvenuto in quella che oggi è un’area deindustrializzata della periferia milanese, in passato area di lotte operaie e terreno di frontiera per le teorie politiche, la macchina che distribuisce proiettili da indirizzare al carnefice di turno ci sottopone un dubbio cruciale: i primi distributori automatici introdotti dalla Coca Cola, grazie ai quali l’allora nascente massa dei consumatori era spinta verso nuovi stili di vita e inediti modelli di consumo, conobbero usi e riusi.
L’estetica della macchina pretende un corto circuito, rivela una trama nascosta nella finzione storica inserendosi nella narrazione come elemento fuorviante, almeno quanto le manipolazioni che le forze eversive, questa volta di matrice statale, operarono entro i movimenti di lotta nel corso degli anni settanta. 
Distribuire proiettili come lattine, tutto questo non fa alcuna differenza. A chi tocca il lavoro sporco?"

Pasquale Nunziata

Fausto Falchi, Ode an die Freude

"La ricerca artistica di Fausto Falchi rivela un interesse per gli elementi del reale, soprattutto per ciò che fa riferimento al lavoro umano, al suo rapporto con la tecnologia e alle implicazioni e trasformazioni che l’organizzazione capitalistica del lavoro ha prodotto e continua a produrre sul tessuto economico e sociale. Oggetti e strumenti di lavoro, apparecchi e materiali di derivazione industriale vengono decostruiti e riassemblati innescando processi di costruzione di senso che riflettono sulla natura sociale del lavoro e delle attività umane. La pratica di Fausto Falchi è incentrata su aspetti di problematicità propri del rapporto uomo-macchina e sulle implicazioni sociologiche della moderna divisione del lavoro. Attraverso un’analisi dei contesti politici, Falchi si concentra poi sui processi di produzione del dissenso e sulle forme di lotta elaborate entro i movimenti per i diritti dei lavoratori degli anni sessanta e settanta.

Decostruendo apparecchi obsoleti e riutilizzandone le singole componenti, l’artista conforma processi che ne riorganizzano il significato: una ricollocazione che, oltre ad essere una critica al loro ruolo ideale nell’ambito del moderno ciclo di produzione, rende necessario un ripensamento continuo circa la loro utilità. Ferro, alluminio ed acciaio, animati dalla tecnologia Arduino, divengono gli elementi di una dialettica che, generando una riflessione circa alcune delle pagine più significative della storia sociale, produce una peculiare pratica narrativa. Ciò che emerge è una serie di incongruenze, che palesano una discontinuità nelle ricostruzioni storiche, e generano una riflessione circa la sostenibilità dei postulati neo-liberal e l’effetto che questi hanno sulle masse di lavoratori. Attraverso il processo di decostruzione e riassemblaggio le componenti sono continuamente messe alla prova, subendo aggiustamenti che ne condizionano le capacità meccaniche con lo scopo di sperimentarne le possibilità adattive. Le macchine che risultano da questo processo non hanno mai una completa autonomia, esse necessitano di una cura continua che le mette in una condizione di dipendenza verso l’artista. In Ode an die Freude (2012), una bandiera dell’Unione europea sfida una linea di fiamme movimentate dalle onde sonore risultanti da un’esecuzione sperimentale del Tubo di Rubens.

La riproduzione audio del quarto movimento della Nona sinfonia di Ludwig van Beethoven genera la visualizzazione delle onde grazie ad uno speaker montato all’estremità del tubo perforato e alimentato a propano. Il tessuto, realizzato per resistere alle fiamme attraverso un processo di riduzione della classe di reazione al fuoco, subisce gli impulsi incendiari ottenuti per la prima volta dal fisico tedesco Heinrich Rubens nel 1905. La linea delle fiamme risponde agli impulsi del brano originariamente composto da Friedrich von Schiller, ispirato ai sentimenti di gioia e fratellanza universale poi adottato come inno ufficiale dall’Unione Europea: l’effetto visivo è un’alternarsi di picchi e discese che rimandano all’instabilità dei mercati finanziari, oggi al centro dell’attenzione per la loro capacità di destabilizzare gli equilibri economici mondiali, mettendo a dura prova la tenuta del progetto economico europeo.

Il dramma inscenato da Ode an die Freude porta al limite estremo la durabilità del tessuto, simbolo di un organo istituzionale che tiene insieme le parti di un tutto violentemente esposto alle speculazioni e agli assalti di un capitalismo vorace e parassitario. Ogni possibile soluzione è ancora di là da venire".

Pasquale Nunziata

Hannah Heilmann, The Shower 

Ho chiesto agli uomini, attraverso un open call, di unirsi a me nella realizzazione performativa di un manifesto dello sguardo femminile, posando per me, via skype, mentre si facevano una doccia.
The Shower è un bagno, uno spettacolo e una battaglia. Il progetto nasce come reazione all'immaginario sessualizzato mainstream, al suo stretto rapporto con il consumismo, e alla folle e ostinata enfasi sullo sguardo maschile. Noi tutti siamo cresciuti in un mondo che ci ha circondato di immagini di donne sexy. Tutte queste immagini rappresentano supposizioni sulla nostra sessualità e, aggiungendo offesa al trauma, hanno collegato indebitamente sessualità e consumo. 
Oh! Il folklore ormonale del capitalismo! Il mio cervello si sente così sporco e i miei occhi tanto stanchi. 
The Shower è un tentativo di innescare un’inversione dell'energia, che la faccia circolare orizzontalmente, dal momento che il soggetto e l'oggetto si sono un po' confusi nel cono d'ombra della cultura pop.
La webcam rappresenta una “camera oscura dei giorni nostri”, uno strumento per rendere pittoresco ciò che è mascolino: la persona in onda, volente o nolente, si mette inevitabilmente in posa mostrando il suo lato migliore; la grana approssimativa delle foto, offusca misericordiosamente i difetti, ma fa emergere le forme e la sottile definizione dei muscoli, come fosse vaselina sulla lente. Allo stesso tempo le sessioni di scatti si sono trasformate in un processo democratico che, per quanto da me diretto, non mi ha permesso che di catturare ciò che i modelli nella doccia avevano deciso di mostrarmi.

Per la realizzazione di The Shower si ringraziano Sovratex, Franziska Froemel, e infine: i meravigliosi uomoni! La residenza di Hannah Heilmann è supportata da Danish Arts Council Committee for International Visual Arts.

Fausto Falchi, L. I. (Lavoro Illegale), 2011

Fausto Falchi, L. I. (Lavoro Illegale), 2011

Fausto Falchi, L. I. (Lavoro Illegale), 2011

Fausto Falchi, L. I. (Lavoro Illegale), 2011

Hannah Heilmann, The Shower, 2011

Fausto Falchi
Ode an die freude, 2012
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Courtesy kauffmann repetto, Milano
Foto: Mstudio