"All'inizio degli anni novanta si andava in Viafarini – nella sede originaria di via Farini 35 a Milano – per respirare l'aria delle Kunstverein tedesche, delle istituzioni nonprofit e degli artist-run-space [spazi autogestiti da artisti] statunitensi. In Italia Viafarini costituiva una novità assoluta, e quanto di più lontano si potesse immaginare da una galleria commerciale o da un museo; un luogo espositivo dove gli artisti si sentivano a proprio agio, forse perché così simile a un atelier, spoglio, con i muri e i pavimenti che mostravano le tracce visibili di ogni sorta di intervento.
Tra l'ottobre del 1997 e la primavera del 1998 sono stata responsabile dell’archivio di Viafarini e, tra il 1997 e il 1999, ho curato complessivamente cinque mostre: Brave New World, Con la pazienza si acquista scienza, Bello impossibile, Bad Babes (presso Careof) e Cose inverosimili. La proposta curatoriale di cui vado più orgogliosa è indubbiamente Brave New World (ottobre 1997), uno dei primi progetti artistici mai realizzati in rete; una mostra concepita per essere visitata esclusivamente nel web, realizzata grazie all'assistenza tecnica e ai suggerimenti di Anna Stuart Tovini, Vincenzo Chiarandà ed Emanuele Vecchia di undo.net, precursori e principali promotori dell'arte contemporanea sul web in Italia.
Ricordo che invitai gli artisti a sviluppare degli interventi ad hoc per la rete. Tuttavia, a causa della mancanza di dimestichezza con il mezzo, una parte degli artisti optò per una semplice galleria di immagini, altri invece presentarono progetti più pertinenti all'uso del mezzo. Premiata Ditta, ad esempio, propose la mappa del sito di undo.net come un sistema nervoso con le sue molteplici ramificazioni ipertestuali; Umberto Cavenago riadattò un precedente progetto dal titolo La smaterializzazione dell'arte, rendendo possibile, con un semplice click del mouse, la scomparsa di alcuni tra i monumenti più brutti presenti in varie città italiane ed estere; Stefania Galegati accostò a un'immagine fissa un counter che, ancora oggi, calcola il tempo trascorso dalla messa in rete dell’immagine stessa, con l'ironico ed esplicativo commento “... è quella del tipo che torna al cinema tutte le sere per vedere se finirà in modo diverso”; Luca Pancrazzi creò invece Space Available, una schermata nera su cui appaiono, per una frazione di secondo, parole che l'artista ha trascritto in luoghi e momenti diversi, presentati in modo completamente decontestualizzato.
A riguardarlo oggi, Brave New World può far sorridere a me personalmente suscita una certa tenerezza essendo composto, da un punto di vista tecnico, da elementi alquanto semplici: testi accompagnati da immagini, un file audio, piccole animazioni, una sezione dedicata ai commenti... Occorre tuttavia ricordare che nel 1997, poche erano le persone, soprattutto in Italia, che disponevano di un personal computer e ancora meno di un collegamento a internet.
Sebbene negli anni si sia ampiamente abusato del termine e del concetto di nonluogo, riguardando oggi Brave New World – grazie a undo.net il progetto non è mai stato rimosso ed è tuttora possibile visitarlo mi sembra che le idee cardine del progetto siano ancora attuali: l'impostazione multidisciplinare e il coinvolgimento di altre persone a cui è assegnata la curatela di sezioni specifiche; la collaborazione tra artisti e tecnici com- petenti in grado di sfruttare al meglio le potenzialità di un determinato strumento tecnologico; il coinvolgimento dei visitatori attraverso la possibilità di esprimere liberamente dei commenti.
Considero quindi Brave New World un prototipo del mio modo di operare: un progetto artistico collettivo, risultato di una visione che si confronta con i mezzi che si hanno a disposizione, in altre parole, l’espressione di una pratica curatoriale sostenibile.
* Il titolo Brave Heart World si basa su un gioco di parole tra “brave heart” [cuore coraggioso] e Brave New World, il celebre romanzo di Aldous Huxley pubblicato nel 1932 e tradotto in italiano con il titolo Il mondo nuovo."
Alessandra Galasso, curatrice dell'Archivio 1996 / 1997, per Souvenir d'Italie - a nonprofit Art Story, 2010
"All'inizio degli anni novanta si andava in Viafarini – nella sede originaria di via Farini 35 a Milano – per respirare l'aria delle Kunstverein tedesche, delle istituzioni nonprofit e degli artist-run-space [spazi autogestiti da artisti] statunitensi. In Italia Viafarini costituiva una novità assoluta, e quanto di più lontano si potesse immaginare da una galleria commerciale o da un museo; un luogo espositivo dove gli artisti si sentivano a proprio agio, forse perché così simile a un atelier, spoglio, con i muri e i pavimenti che mostravano le tracce visibili di ogni sorta di intervento.
Tra l'ottobre del 1997 e la primavera del 1998 sono stata responsabile dell’archivio di Viafarini e, tra il 1997 e il 1999, ho curato complessivamente cinque mostre: Brave New World, Con la pazienza si acquista scienza, Bello impossibile, Bad Babes (presso Careof) e Cose inverosimili. La proposta curatoriale di cui vado più orgogliosa è indubbiamente Brave New World (ottobre 1997), uno dei primi progetti artistici mai realizzati in rete; una mostra concepita per essere visitata esclusivamente nel web, realizzata grazie all'assistenza tecnica e ai suggerimenti di Anna Stuart Tovini, Vincenzo Chiarandà ed Emanuele Vecchia di undo.net, precursori e principali promotori dell'arte contemporanea sul web in Italia.
Ricordo che invitai gli artisti a sviluppare degli interventi ad hoc per la rete. Tuttavia, a causa della mancanza di dimestichezza con il mezzo, una parte degli artisti optò per una semplice galleria di immagini, altri invece presentarono progetti più pertinenti all'uso del mezzo. Premiata Ditta, ad esempio, propose la mappa del sito di undo.net come un sistema nervoso con le sue molteplici ramificazioni ipertestuali; Umberto Cavenago riadattò un precedente progetto dal titolo La smaterializzazione dell'arte, rendendo possibile, con un semplice click del mouse, la scomparsa di alcuni tra i monumenti più brutti presenti in varie città italiane ed estere; Stefania Galegati accostò a un'immagine fissa un counter che, ancora oggi, calcola il tempo trascorso dalla messa in rete dell’immagine stessa, con l'ironico ed esplicativo commento “... è quella del tipo che torna al cinema tutte le sere per vedere se finirà in modo diverso”; Luca Pancrazzi creò invece Space Available, una schermata nera su cui appaiono, per una frazione di secondo, parole che l'artista ha trascritto in luoghi e momenti diversi, presentati in modo completamente decontestualizzato.
A riguardarlo oggi, Brave New World può far sorridere a me personalmente suscita una certa tenerezza essendo composto, da un punto di vista tecnico, da elementi alquanto semplici: testi accompagnati da immagini, un file audio, piccole animazioni, una sezione dedicata ai commenti... Occorre tuttavia ricordare che nel 1997, poche erano le persone, soprattutto in Italia, che disponevano di un personal computer e ancora meno di un collegamento a internet.
Sebbene negli anni si sia ampiamente abusato del termine e del concetto di nonluogo, riguardando oggi Brave New World – grazie a undo.net il progetto non è mai stato rimosso ed è tuttora possibile visitarlo mi sembra che le idee cardine del progetto siano ancora attuali: l'impostazione multidisciplinare e il coinvolgimento di altre persone a cui è assegnata la curatela di sezioni specifiche; la collaborazione tra artisti e tecnici com- petenti in grado di sfruttare al meglio le potenzialità di un determinato strumento tecnologico; il coinvolgimento dei visitatori attraverso la possibilità di esprimere liberamente dei commenti.
Considero quindi Brave New World un prototipo del mio modo di operare: un progetto artistico collettivo, risultato di una visione che si confronta con i mezzi che si hanno a disposizione, in altre parole, l’espressione di una pratica curatoriale sostenibile.
* Il titolo Brave Heart World si basa su un gioco di parole tra “brave heart” [cuore coraggioso] e Brave New World, il celebre romanzo di Aldous Huxley pubblicato nel 1932 e tradotto in italiano con il titolo Il mondo nuovo."
Alessandra Galasso, curatrice dell'Archivio 1996 / 1997, per Souvenir d'Italie - a nonprofit Art Story, 2010
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