Durante il primo viaggio in Senegal Patty e Modou visitarono i villaggi del circondario dove abitava qualche parente; le situazioni erano identiche: nuclei familiari allargati fatti di vecchi e di bambini che si prendevano cura di altri bambini. Le persone nell’età mezzo non erano molte, soprattutto donne. Gli uomini erano andati via a cercare sostentamento, oppure erano nei campi. Si ritrovavano all’ora dei pasti che consumavano assieme intorno ai grandi piatti di riso, sulla terra battuta. I vecchi avevano l’aria di saggi, anche se, a quello che diceva Modou, passavano il tempo seduti a terra a spettegolare dei fatti della comunità. Modou volle presentare tutti i vecchi del suo largo clan, e poi ci tenne molto a mostrare ai visitatori cosa era riuscita a fare Sunugal per quel villaggio. Sempre di poche parole, guidò i ragazzi e Patty per qualche centinaio di metri, sulla spiaggia rovente, fino all’orto che stavano avviando. Modou era riuscito a costruire il pozzo, in quel villaggio come in altri limitrofi, e con quel pozzo alimentato con pannelli solari riusciva a irrigare il pezzo di terra circostante, e a coltivarci alberi da frutto. Questo esperimento era inquadrato in una più ampia attività di rinverdimento contro la desertificazione che avanzava. Infatti il villaggio nativo di Modou trenta anni prima era circondato dai campi, ora invece era immerso nel deserto. La sabbia avanzava mangiandosi il terreno coltivabile. L’operazione di piantumaggio di nuovi alberi e di irrigazione era funzionale a contrastare l’avanzata della sabbia. Si chiamava “Addotta un albero”. Patty non venne mai a conoscenza del successo dell’iniziativa in termini di numeri, Modou non era un uomo da numeri. Anche successivamente non fu possibile conoscere dei dati, per capire quanto fossero importanti i risvolti in termini di economia della sussistenza. Ma la forza della operazione era evidente, stava tutta in quel verde che rispuntava dal deserto. Il successo del progetto stava anche solo nella sfida alla natura, nell’esemplarità.
Patty avrebbe rivisto l'orto nel villaggio di Beude Dieng, tre anni più tardi, durante un altro viaggio. Gli alberi erano cresciuti, l’orto era in attività. Quella fu un’altra enorme fonte di soddisfazione!
Fu in quell’occasione che Patty si rese conto di quante persone vivessero in quel villaggio, che a causa del gran caldo sembrava sempre un po’ un deserto disabitato. Fu a causa dell’incendio. Era sera quando si propagò, e Modou fu chiamato subito. Il fornello per cuocere la cena di una casa del villaggio aveva preso fuoco. Come tutti i fornelli era all’esterno e il fuoco, dapprima contenuto, aveva cominciato a propagarsi; il rischio poteva essere lo scoppio della bombola. All’improvviso Patty capì che in quelle abitazioni vivevano migliaia di persone, che si riversarono all’esterno un po’ urlando un po’ dimenandosi in cerca di una soluzione. Erano uomini, donne, ragazzi, bambini, di tutte le età, tutti ugualmente impressionati da quella circostanza, tutti impotenti. Un gruppo di uomini si raccolse intorno al fuoco, che intanto cresceva, con Modou a capo del consesso. Fu proprio di Patty l’idea corretta? suggerì a Modou di procurare delle coperte, per soffocare le fiamme. La soluzione funzionò. Il fuoco si spese e senza tanti convenevoli la gente tornò alle proprie abitazioni, risparì nella notte scura, tutto tornò alla calma.
Le fiamme erano state appena domate, ancora gli uomini si agitavano per completare lo spegnimento, e Patty fu accerchiata da un gruppo di ragazzine, uscite come gli altri dalle loro case per assistere all’evento. Avevano attorniato Patty e le toccavano il vestito, manifestando apprezzamento. Guardavano Patty con grandi sorrisi e un po’ di timidezza. Erano piacevoli, educate nei modi. La più spavalda usò qualche parola in francese per farsi capire meglio e disse che le piaceva il golfino di Patty, e che le sarebbe piaciuto averlo. In quel trambusto, che poteva degenerare in un incendio, come spesso accadeva nei villaggi, il loro vero diversivo era Patty e il suo golfino. Lei glielo lasciò.
Patty non seppe mai se aveva contribuito a salvare il villaggio, perché Modou non disse nulla: non commentò, rimase assorto nella preoccupazione cupa che lo coglieva quando si ritrovava nel suo primordiale villaggio, di cui si sentiva responsabile. Era infatti naturale che fosse percepito come capo villaggio: era andato all’estero, aveva avuto fortuna, era diventato attore, ora si occupava di cooperazione. Aveva costruito un’abitazione per la sua tribù e gli ospiti. Aveva sistemato il suo clan, anche se i problemi non finivano mai. Era trattato con deferenza e a lui piaceva sentirsi considerato con rispetto. Entrava nel ruolo non appena approdava fra i suoi ed era difficile distrarlo dai suoi compiti. Non parlava, non raccontava, manteneva un alone di mistero sulla sua vita in Italia. Solamente un fatto sapevano di lui: non aveva moglie, aveva tanti figli ma nessuna famiglia. Per la cultura del villaggio ciò era inconcepibile. Perché non mantenere una brava donna al villaggio, che rappresentasse un futuro a cui approdare? Su questo in effetti Modou nutriva qualche dubbio. Doveva continuare a barcamenarsi in una società milanese tanto diversa, diversa anni luce, o doveva rassegnarsi a immaginarsi di nuovo a casa? Non sapeva più quale fosse la sua casa. Era un capo, ma di che cosa? Si sentiva poco compreso, perché in ogni luogo ormai si sentiva molto diverso. Non poteva nemmeno sfogarsi, poiché per la mentalità e il senso d’onore senegalese, le disgrazie si tengono per se’, i problemi anche. Il senso di fatalismo che aveva acquisito fin dall’infanzia lo aiutava a sopportare le traversie, ma paradossalmente era anche il motivo per cui non reagiva con la razionalità tipica della cultura occidentale. I problemi non si ammettevano, quindi non esistevano, quindi non venivano né affrontati né risolti. L’importante era la dignità, non la soluzione. Era un atteggiamento impossibile, che esasperava Patty all’inverosimile, e che causava continue conseguenze catastrofiche alle attività. Quello che aveva colpito Patty era che non si trattava di un difetto di Modou ma di una forma mentis tipica di tutte quelle persone. Si comportavano tutti secondo le stesse modalità, con dei cliché completamente diversi da quelli di un italiano. Come era possibile rapportarsi se i comportamenti e le reazioni erano così distanti?
Quello che più stupiva Patty era la mancanza di presa di coscienza, di accettazione e discussione trasparente di qualsiasi progetto. Era ogni volta come se lei venisse sopraffatta dalla necessità di realizzare qualcosa che stava nell’altrui desiderio, e poi venisse lasciata sola, tradita, contro ogni logica e ogni opportunità. Poiché ormai era coinvolta, perché farne segreto e mistero? Perché non portare a termine le cose in una logica di scambio, perché Modou si chiudeva in un assoluto riserbo che mandava in frantumi qualsiasi attività? Soprattutto, Patty aveva scoperto che non succedeva solo con lei, era un comportamento sistematico nei rapporti di Modou con collaboratori ed amici. Forse una profonda sfiducia nel prossimo, che portava a temerlo, nonostante si fosse già dimostrato ampiamente dalla sua parte. Così finiva davvero con il trasformare qualsiasi rapporto in un nemico, poiché la diffidenza non faceva altro che generare altra ostilità. Modou non aveva mai gratificato Patty con la conclusione congiunta di qualcosa, a metà strada lei veniva lasciata sola a risolvere le problematiche. Probabilmente Modou non aveva mai nemmeno gratificato sé stesso. Una vita di stenti, di compassione qualunquista o di disprezzo da parte di tanti, di continui problemi finanziari amplificati dal proprio atteggiamento poco lungimirante, di progetti che si incagliavano nelle difficoltà. Invece di affrontarli con consapevolezza, si incastrava sempre di più. E aumentava il suo senso di rabbia verso il prossimo. La bugia poi poteva tornare utile per cercare di defilarsi dalla pressione inquisitrice di Patty, ma era soprattutto il silenzio l’arma di difesa. Oppure l’arma di combattimento. Probabilmente così pensava di ottenere ciò che serviva a lui e alla sua comunità senza troppi impicci. Non si capiva mai se prevalesse il ruolo di vittima, dove era oggettiva la storia difficile retrostante e la bontà delle intenzioni, oppure la sfrontatezza dell’opportunismo in cui inevitabilmente si ricadeva con quegli atteggiamenti di chiusura.
Ciò che inevitabilmente successe fu che l’atteggiamento equivoco di Modou diede origine a continue discussioni, che di solito avvenivano alla sera: Modou apriva una bottiglia di vino rosso che a quell’ora si concedeva, e iniziava una litania di recriminazioni, il più delle volte condivise da Patty. I due si intendevano bene poiché gli argomenti sollevati interessavano ad entrambi: si trattava dei progetti della Fabbrica del Vapore. Patty cercava di essere più conciliante e razionale, Modou talvolta si faceva prendere dalla collera. Fumava una quantità esorbitante di sigarette, che non aspirava davvero, ma gli servivano per tenere nervosamente qualcosa fra le labbra mentre parlava. Il tragico ripetersi degli stessi meccanismi causarono un esaurimento nervoso in Patty, che cominciò a piangere. Piangeva senza motivo, si commuoveva per nulla e le lacrime scendevano. Non riusciva più ad alzarsi dal letto. Le fu diagnosticata la depressione. Modou in quella circostanza si comportò nel modo migliore, senza dare troppo peso alla malattia. Se si fosse comportato diversamente, avrebbe messo Patty in imbarazzo, il malato di depressione odia sentirsi addosso la compassione e la preoccupazione altrui. Modou faceva finta di non vedere le lacrime e ogni tanto raccomandava di curarsi. Propose anche di ricorrere a uno sciamano del villaggio anziché alla tradizionale medicina occidentale che sembrava non avere effetti. La psicologia, la psichiatria sono discipline sconosciute in Africa. Sopperiscono la comunità stessa, il gruppo, oppure il marabutto.
Durante il primo viaggio in Senegal Patty e Modou visitarono i villaggi del circondario dove abitava qualche parente; le situazioni erano identiche: nuclei familiari allargati fatti di vecchi e di bambini che si prendevano cura di altri bambini. Le persone nell’età mezzo non erano molte, soprattutto donne. Gli uomini erano andati via a cercare sostentamento, oppure erano nei campi. Si ritrovavano all’ora dei pasti che consumavano assieme intorno ai grandi piatti di riso, sulla terra battuta. I vecchi avevano l’aria di saggi, anche se, a quello che diceva Modou, passavano il tempo seduti a terra a spettegolare dei fatti della comunità. Modou volle presentare tutti i vecchi del suo largo clan, e poi ci tenne molto a mostrare ai visitatori cosa era riuscita a fare Sunugal per quel villaggio. Sempre di poche parole, guidò i ragazzi e Patty per qualche centinaio di metri, sulla spiaggia rovente, fino all’orto che stavano avviando. Modou era riuscito a costruire il pozzo, in quel villaggio come in altri limitrofi, e con quel pozzo alimentato con pannelli solari riusciva a irrigare il pezzo di terra circostante, e a coltivarci alberi da frutto. Questo esperimento era inquadrato in una più ampia attività di rinverdimento contro la desertificazione che avanzava. Infatti il villaggio nativo di Modou trenta anni prima era circondato dai campi, ora invece era immerso nel deserto. La sabbia avanzava mangiandosi il terreno coltivabile. L’operazione di piantumaggio di nuovi alberi e di irrigazione era funzionale a contrastare l’avanzata della sabbia. Si chiamava “Addotta un albero”. Patty non venne mai a conoscenza del successo dell’iniziativa in termini di numeri, Modou non era un uomo da numeri. Anche successivamente non fu possibile conoscere dei dati, per capire quanto fossero importanti i risvolti in termini di economia della sussistenza. Ma la forza della operazione era evidente, stava tutta in quel verde che rispuntava dal deserto. Il successo del progetto stava anche solo nella sfida alla natura, nell’esemplarità.
Patty avrebbe rivisto l'orto nel villaggio di Beude Dieng, tre anni più tardi, durante un altro viaggio. Gli alberi erano cresciuti, l’orto era in attività. Quella fu un’altra enorme fonte di soddisfazione!
Fu in quell’occasione che Patty si rese conto di quante persone vivessero in quel villaggio, che a causa del gran caldo sembrava sempre un po’ un deserto disabitato. Fu a causa dell’incendio. Era sera quando si propagò, e Modou fu chiamato subito. Il fornello per cuocere la cena di una casa del villaggio aveva preso fuoco. Come tutti i fornelli era all’esterno e il fuoco, dapprima contenuto, aveva cominciato a propagarsi; il rischio poteva essere lo scoppio della bombola. All’improvviso Patty capì che in quelle abitazioni vivevano migliaia di persone, che si riversarono all’esterno un po’ urlando un po’ dimenandosi in cerca di una soluzione. Erano uomini, donne, ragazzi, bambini, di tutte le età, tutti ugualmente impressionati da quella circostanza, tutti impotenti. Un gruppo di uomini si raccolse intorno al fuoco, che intanto cresceva, con Modou a capo del consesso. Fu proprio di Patty l’idea corretta? suggerì a Modou di procurare delle coperte, per soffocare le fiamme. La soluzione funzionò. Il fuoco si spese e senza tanti convenevoli la gente tornò alle proprie abitazioni, risparì nella notte scura, tutto tornò alla calma.
Le fiamme erano state appena domate, ancora gli uomini si agitavano per completare lo spegnimento, e Patty fu accerchiata da un gruppo di ragazzine, uscite come gli altri dalle loro case per assistere all’evento. Avevano attorniato Patty e le toccavano il vestito, manifestando apprezzamento. Guardavano Patty con grandi sorrisi e un po’ di timidezza. Erano piacevoli, educate nei modi. La più spavalda usò qualche parola in francese per farsi capire meglio e disse che le piaceva il golfino di Patty, e che le sarebbe piaciuto averlo. In quel trambusto, che poteva degenerare in un incendio, come spesso accadeva nei villaggi, il loro vero diversivo era Patty e il suo golfino. Lei glielo lasciò.
Patty non seppe mai se aveva contribuito a salvare il villaggio, perché Modou non disse nulla: non commentò, rimase assorto nella preoccupazione cupa che lo coglieva quando si ritrovava nel suo primordiale villaggio, di cui si sentiva responsabile. Era infatti naturale che fosse percepito come capo villaggio: era andato all’estero, aveva avuto fortuna, era diventato attore, ora si occupava di cooperazione. Aveva costruito un’abitazione per la sua tribù e gli ospiti. Aveva sistemato il suo clan, anche se i problemi non finivano mai. Era trattato con deferenza e a lui piaceva sentirsi considerato con rispetto. Entrava nel ruolo non appena approdava fra i suoi ed era difficile distrarlo dai suoi compiti. Non parlava, non raccontava, manteneva un alone di mistero sulla sua vita in Italia. Solamente un fatto sapevano di lui: non aveva moglie, aveva tanti figli ma nessuna famiglia. Per la cultura del villaggio ciò era inconcepibile. Perché non mantenere una brava donna al villaggio, che rappresentasse un futuro a cui approdare? Su questo in effetti Modou nutriva qualche dubbio. Doveva continuare a barcamenarsi in una società milanese tanto diversa, diversa anni luce, o doveva rassegnarsi a immaginarsi di nuovo a casa? Non sapeva più quale fosse la sua casa. Era un capo, ma di che cosa? Si sentiva poco compreso, perché in ogni luogo ormai si sentiva molto diverso. Non poteva nemmeno sfogarsi, poiché per la mentalità e il senso d’onore senegalese, le disgrazie si tengono per se’, i problemi anche. Il senso di fatalismo che aveva acquisito fin dall’infanzia lo aiutava a sopportare le traversie, ma paradossalmente era anche il motivo per cui non reagiva con la razionalità tipica della cultura occidentale. I problemi non si ammettevano, quindi non esistevano, quindi non venivano né affrontati né risolti. L’importante era la dignità, non la soluzione. Era un atteggiamento impossibile, che esasperava Patty all’inverosimile, e che causava continue conseguenze catastrofiche alle attività. Quello che aveva colpito Patty era che non si trattava di un difetto di Modou ma di una forma mentis tipica di tutte quelle persone. Si comportavano tutti secondo le stesse modalità, con dei cliché completamente diversi da quelli di un italiano. Come era possibile rapportarsi se i comportamenti e le reazioni erano così distanti?
Quello che più stupiva Patty era la mancanza di presa di coscienza, di accettazione e discussione trasparente di qualsiasi progetto. Era ogni volta come se lei venisse sopraffatta dalla necessità di realizzare qualcosa che stava nell’altrui desiderio, e poi venisse lasciata sola, tradita, contro ogni logica e ogni opportunità. Poiché ormai era coinvolta, perché farne segreto e mistero? Perché non portare a termine le cose in una logica di scambio, perché Modou si chiudeva in un assoluto riserbo che mandava in frantumi qualsiasi attività? Soprattutto, Patty aveva scoperto che non succedeva solo con lei, era un comportamento sistematico nei rapporti di Modou con collaboratori ed amici. Forse una profonda sfiducia nel prossimo, che portava a temerlo, nonostante si fosse già dimostrato ampiamente dalla sua parte. Così finiva davvero con il trasformare qualsiasi rapporto in un nemico, poiché la diffidenza non faceva altro che generare altra ostilità. Modou non aveva mai gratificato Patty con la conclusione congiunta di qualcosa, a metà strada lei veniva lasciata sola a risolvere le problematiche. Probabilmente Modou non aveva mai nemmeno gratificato sé stesso. Una vita di stenti, di compassione qualunquista o di disprezzo da parte di tanti, di continui problemi finanziari amplificati dal proprio atteggiamento poco lungimirante, di progetti che si incagliavano nelle difficoltà. Invece di affrontarli con consapevolezza, si incastrava sempre di più. E aumentava il suo senso di rabbia verso il prossimo. La bugia poi poteva tornare utile per cercare di defilarsi dalla pressione inquisitrice di Patty, ma era soprattutto il silenzio l’arma di difesa. Oppure l’arma di combattimento. Probabilmente così pensava di ottenere ciò che serviva a lui e alla sua comunità senza troppi impicci. Non si capiva mai se prevalesse il ruolo di vittima, dove era oggettiva la storia difficile retrostante e la bontà delle intenzioni, oppure la sfrontatezza dell’opportunismo in cui inevitabilmente si ricadeva con quegli atteggiamenti di chiusura.
Ciò che inevitabilmente successe fu che l’atteggiamento equivoco di Modou diede origine a continue discussioni, che di solito avvenivano alla sera: Modou apriva una bottiglia di vino rosso che a quell’ora si concedeva, e iniziava una litania di recriminazioni, il più delle volte condivise da Patty. I due si intendevano bene poiché gli argomenti sollevati interessavano ad entrambi: si trattava dei progetti della Fabbrica del Vapore. Patty cercava di essere più conciliante e razionale, Modou talvolta si faceva prendere dalla collera. Fumava una quantità esorbitante di sigarette, che non aspirava davvero, ma gli servivano per tenere nervosamente qualcosa fra le labbra mentre parlava. Il tragico ripetersi degli stessi meccanismi causarono un esaurimento nervoso in Patty, che cominciò a piangere. Piangeva senza motivo, si commuoveva per nulla e le lacrime scendevano. Non riusciva più ad alzarsi dal letto. Le fu diagnosticata la depressione. Modou in quella circostanza si comportò nel modo migliore, senza dare troppo peso alla malattia. Se si fosse comportato diversamente, avrebbe messo Patty in imbarazzo, il malato di depressione odia sentirsi addosso la compassione e la preoccupazione altrui. Modou faceva finta di non vedere le lacrime e ogni tanto raccomandava di curarsi. Propose anche di ricorrere a uno sciamano del villaggio anziché alla tradizionale medicina occidentale che sembrava non avere effetti. La psicologia, la psichiatria sono discipline sconosciute in Africa. Sopperiscono la comunità stessa, il gruppo, oppure il marabutto.
Piantumazione nel campo agricolo nel villaggio di Beude Dieng, nella regione di Thies
Programma di sostegno per l'imprenditoria sociale e l'iniziativa per i migranti nelle regioni di Saint Louis, Louge e Thiès in Senegal, promosso da Ipsia, Acli, Sunugal, Regione del Veneto e Otto per mille - Chiesa Valdese
Il pozzo nel villaggio di Beude Dieng
Progetto SAT per pannelli solari che alimentano il pozzo del campo agricolo al villaggio di Beude Dieng
Progetto "Adotta un albero".
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