Memories and Encounters
Loukia Alavanou (Grecia)
segnalata da Platform Garanti (Istanbul)
Marco Bonafè (Italia)
Johanna Laitanen (Finlandia)
segnalata da HIAP (Helsinki)
maggio - luglio 2010
Nell’ambito di Memories and Encounters presso VIR Viafarini-in-residence gruppi di artisti si susseguono, grazie al prezioso contributo della Fondazione Cariplo che ha deciso di promuovere l’intero progetto, del PaBAAC del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che collabora nella progettualità di scambi internazionali, e di singole realtà che hanno garantito il sostegno del progetto e degli artisti invitati: Gemmo spa, partner istituzionale di Viafarini, ACACIA – Associazione Amici Arte Contemporanea e la Fondazione Nicoletta Fiorucci.
Le due artiste Loukia Alavanou e Johanna Laitanen sono state segnalate rispettivamente dal centro per l’arte contemporanea Platform Garantì di Istanbul e dal programma di residenza per artisti internazionali HIAP di Helsinki. A completare la rosa degli artisti selezionati l’artista italiano Marco Bonafè. La curatrice Ciara Ennis è stata invitata a per una residenza nell'ambito di VIR curator, progetto a cura di Gabi Scardi.
Loukia Alavanou (1979) “Attraverso le mie animazioni e le video installazioni multicanale esploro il linguaggio del cinema in relazione al desiderio. Intreccio elementi tratti da materiali trovati e li tramuto in collages surreali di narrazioni familiari, creando un paesaggio inquietante accompagnato – e spesso basato su – tracce sonore derivanti da filmati trovati. Spesso mi concentro sulle immagini di donne e scene di vita domestica, il lavoro esamina i modi in cui il primo cinema hollywoodiano ha dato forma alla nostra odierna cognizione della femminilità, e come i modelli dei ruoli femminili che ne sono derivati permeano le nostre coscienze sin da allora. Tenendo conto del fatto che i registi e i montatori dei film sono principalmente uomini e che io sono una artista donna di una generazione ben più recente, sono ispirata dall’idea della decomposizione e di riprocessamento del materiale storicizzato, in un processo che conserva la reminiscenza delle tecniche artigianali squisitamente femminili. Nessuna delle mie animazioni è basata su uno storyboard; è sempre il processo ad alimentare la narrazione. Considero questo processo di collazione, condensamento, “triturazione” e sovrimpressione di ‘frammenti-filmici’ tratti da svariati generi cinematografici come una forma di ‘libera associazione’. Sono interessata all’esplorazione della relazione tra narratività e libera associazione attraverso la mia pratica artistica.”
Marco Bonafè (1981) “Desidero pensare che il mio lavoro sia come una sorta di sogno parallelo alla realtà, dove vi è una percentuale di verità e una di fantasia. Lavoro con una metodologia di archivio: immagini trovate nel web, foto personali e sculture create da me e rielaborate in una seconda fase, fotografate e poi distrutte nella maggior parte dei casi. Quello che alla fine resta nel mio studio dopo tanto lavoro di costruzione e solamente un file nel computer con una foto da sviluppare o un video da proiettare in loop. Ecco, mi affascina questo, resta tutto come se fosse stato solo un sogno. (…) Quello che mi interessa non è l’oggetto in sé ma il desiderio del possesso; i miei oggetti sono indefiniti, non hanno utilizzo, il significato è proprio questo, rappresentano una società insoddisfatta che non sa cosa cerca veramente.”
Johanna Laitanen (1976) Le opere di Johanna Laitanen combinano fotografia e film analogici. Pur mantenendo una stretta coerenza tra i media da un punto di vista visuale, mantengono tuttavia una voluta ambiguità che lascia spazio al dialogo. Laitanen sfrutta come soggetto dei suoi lavori le collezioni dei musei, così come i sistemi per l’allestimento e quelli logici, mirando a investigare i riferimenti culturali e filosofici della contemporaneità. Un simile approccio metodologico, di composizione formale e ripetizione, è posto in contrasto con l’estetica e le disposizioni che suggeriscono un approccio più intuitivo, legato a un punto di vista personale. Nei suoi lavori più recenti ha studiato i backstage dei Musei di Zoologia, i loro depositi e archivi, come una naturale continuazione della sua serie di lavori A Spectacle of Nature (Uno spettacolo della natura). “Nella serie A Spectacle of Nature composta da una serie di fotografie e da un film a tre canali, ho esaminato la simulazione della natura nei musei di storia naturale. La natura è vista in questi casi come una sorta di prodotto culturale, rappresentato attraverso i diorama degli habitat come fossero delle tableaux di natura. Attraverso la decontestualizzazione di questi display, la loro essenza muta e si trasforma in qualcosa d’altro. Questi display ricostruiti con cura, più che rappresentare la natura oggettivamente, riflettono le nostre idee e i desideri che proiettiamo sul concetto di natura.”
Memories and Encounters
Loukia Alavanou (Grecia)
segnalata da Platform Garanti (Istanbul)
Marco Bonafè (Italia)
Johanna Laitanen (Finlandia)
segnalata da HIAP (Helsinki)
maggio - luglio 2010
Nell’ambito di Memories and Encounters presso VIR Viafarini-in-residence gruppi di artisti si susseguono, grazie al prezioso contributo della Fondazione Cariplo che ha deciso di promuovere l’intero progetto, del PaBAAC del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che collabora nella progettualità di scambi internazionali, e di singole realtà che hanno garantito il sostegno del progetto e degli artisti invitati: Gemmo spa, partner istituzionale di Viafarini, ACACIA – Associazione Amici Arte Contemporanea e la Fondazione Nicoletta Fiorucci.
Le due artiste Loukia Alavanou e Johanna Laitanen sono state segnalate rispettivamente dal centro per l’arte contemporanea Platform Garantì di Istanbul e dal programma di residenza per artisti internazionali HIAP di Helsinki. A completare la rosa degli artisti selezionati l’artista italiano Marco Bonafè. La curatrice Ciara Ennis è stata invitata a per una residenza nell'ambito di VIR curator, progetto a cura di Gabi Scardi.
Loukia Alavanou (1979) “Attraverso le mie animazioni e le video installazioni multicanale esploro il linguaggio del cinema in relazione al desiderio. Intreccio elementi tratti da materiali trovati e li tramuto in collages surreali di narrazioni familiari, creando un paesaggio inquietante accompagnato – e spesso basato su – tracce sonore derivanti da filmati trovati. Spesso mi concentro sulle immagini di donne e scene di vita domestica, il lavoro esamina i modi in cui il primo cinema hollywoodiano ha dato forma alla nostra odierna cognizione della femminilità, e come i modelli dei ruoli femminili che ne sono derivati permeano le nostre coscienze sin da allora. Tenendo conto del fatto che i registi e i montatori dei film sono principalmente uomini e che io sono una artista donna di una generazione ben più recente, sono ispirata dall’idea della decomposizione e di riprocessamento del materiale storicizzato, in un processo che conserva la reminiscenza delle tecniche artigianali squisitamente femminili. Nessuna delle mie animazioni è basata su uno storyboard; è sempre il processo ad alimentare la narrazione. Considero questo processo di collazione, condensamento, “triturazione” e sovrimpressione di ‘frammenti-filmici’ tratti da svariati generi cinematografici come una forma di ‘libera associazione’. Sono interessata all’esplorazione della relazione tra narratività e libera associazione attraverso la mia pratica artistica.”
Marco Bonafè (1981) “Desidero pensare che il mio lavoro sia come una sorta di sogno parallelo alla realtà, dove vi è una percentuale di verità e una di fantasia. Lavoro con una metodologia di archivio: immagini trovate nel web, foto personali e sculture create da me e rielaborate in una seconda fase, fotografate e poi distrutte nella maggior parte dei casi. Quello che alla fine resta nel mio studio dopo tanto lavoro di costruzione e solamente un file nel computer con una foto da sviluppare o un video da proiettare in loop. Ecco, mi affascina questo, resta tutto come se fosse stato solo un sogno. (…) Quello che mi interessa non è l’oggetto in sé ma il desiderio del possesso; i miei oggetti sono indefiniti, non hanno utilizzo, il significato è proprio questo, rappresentano una società insoddisfatta che non sa cosa cerca veramente.”
Johanna Laitanen (1976) Le opere di Johanna Laitanen combinano fotografia e film analogici. Pur mantenendo una stretta coerenza tra i media da un punto di vista visuale, mantengono tuttavia una voluta ambiguità che lascia spazio al dialogo. Laitanen sfrutta come soggetto dei suoi lavori le collezioni dei musei, così come i sistemi per l’allestimento e quelli logici, mirando a investigare i riferimenti culturali e filosofici della contemporaneità. Un simile approccio metodologico, di composizione formale e ripetizione, è posto in contrasto con l’estetica e le disposizioni che suggeriscono un approccio più intuitivo, legato a un punto di vista personale. Nei suoi lavori più recenti ha studiato i backstage dei Musei di Zoologia, i loro depositi e archivi, come una naturale continuazione della sua serie di lavori A Spectacle of Nature (Uno spettacolo della natura). “Nella serie A Spectacle of Nature composta da una serie di fotografie e da un film a tre canali, ho esaminato la simulazione della natura nei musei di storia naturale. La natura è vista in questi casi come una sorta di prodotto culturale, rappresentato attraverso i diorama degli habitat come fossero delle tableaux di natura. Attraverso la decontestualizzazione di questi display, la loro essenza muta e si trasforma in qualcosa d’altro. Questi display ricostruiti con cura, più che rappresentare la natura oggettivamente, riflettono le nostre idee e i desideri che proiettiamo sul concetto di natura.”
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