Con il patrocinio del Comune di Milano - Settore Giovani
"Come un vento caldo arriva da Catania Filippo La Vaccara portando con sé un grosso rotolo: dentro ci sono i suoi ritratti, grandi di formato, ma lievi e iridescenti come piume. Fogli di carta, leggeri, luminosissimi, raccontano il calore e la luce della Sicilia che affonda nell'origine mitica della civiltà mediterranea, ma anche nello stridìo della società attuale. Sono storie di incontri fantastici o reali: tutto si concentra negli occhi, spesso chiusi, a volte spalancati e bistrati come nelle antiche pitture egizie del Fayun.
Colori, colori, colori... Il pieno sole di un giallo ocra, con la rapidità di una nuvola, vira in acidi verdi, rosa, rossi. La densità della notte si coagula in neri senza luce sostenuti dalle silenziose tonalità del grigio. La terra secca e sabbiosa si illumina di toni dorati che con fluidità si arroventano di arancio e contrastano con l'azzurro chiaro di cieli mattutini. Da questi sfondi emergono le facce, a volte appaiono complete, a volte tagliate con decisione lasciando solo un accenno di un sorriso, o di una palpebra abbassata.
Fogli su cui Filippo La Vaccara distende il colore mescolato alla cera e poi lo toglie con uno straccio, così la carta, imbevendosi di questo impasto, diventa una pelle trasparente ed elastica. Senza sforzo, vanno a sospendersi sul muro con due invisibili chiodini. Storie che a volte si sviluppano in una sequenza, come quella di un personaggio vagamente arabizzato, il corpo è giallo ocra caldissimo, la faccia, non tracciata, è un ovale grigio; prima lo vediamo seduto, poi su carro che fuoriesce dal confine della carta, infine in piedi, con le braccia dietro la schiena, si staglia su una luce gialla turbolenta, che sale a un cielo verde vivo, digradante in toni secchi fino a toccare una spiaggia biancastra. Un bambino ricciuto dorme con la testa appoggiata sulle mani, l'enigma di questo sonno si stempera in grigi leggeri contrappuntati dai larghi segni neri che disegnano la figura. E' un dittico e il sottile taglio del foglio sottolinea l'ineliminabile interezza del corpo.
Storie sorprendenti e inconsuete, che, invece dello straniamento della lontananza, propongono con semplicità l'attrazione che si prova quando, attraverso gli occhi, incrociamo lo sguardo altrui."
Francesca Pasini
Con il patrocinio del Comune di Milano - Settore Giovani
"Come un vento caldo arriva da Catania Filippo La Vaccara portando con sé un grosso rotolo: dentro ci sono i suoi ritratti, grandi di formato, ma lievi e iridescenti come piume. Fogli di carta, leggeri, luminosissimi, raccontano il calore e la luce della Sicilia che affonda nell'origine mitica della civiltà mediterranea, ma anche nello stridìo della società attuale. Sono storie di incontri fantastici o reali: tutto si concentra negli occhi, spesso chiusi, a volte spalancati e bistrati come nelle antiche pitture egizie del Fayun.
Colori, colori, colori... Il pieno sole di un giallo ocra, con la rapidità di una nuvola, vira in acidi verdi, rosa, rossi. La densità della notte si coagula in neri senza luce sostenuti dalle silenziose tonalità del grigio. La terra secca e sabbiosa si illumina di toni dorati che con fluidità si arroventano di arancio e contrastano con l'azzurro chiaro di cieli mattutini. Da questi sfondi emergono le facce, a volte appaiono complete, a volte tagliate con decisione lasciando solo un accenno di un sorriso, o di una palpebra abbassata.
Fogli su cui Filippo La Vaccara distende il colore mescolato alla cera e poi lo toglie con uno straccio, così la carta, imbevendosi di questo impasto, diventa una pelle trasparente ed elastica. Senza sforzo, vanno a sospendersi sul muro con due invisibili chiodini. Storie che a volte si sviluppano in una sequenza, come quella di un personaggio vagamente arabizzato, il corpo è giallo ocra caldissimo, la faccia, non tracciata, è un ovale grigio; prima lo vediamo seduto, poi su carro che fuoriesce dal confine della carta, infine in piedi, con le braccia dietro la schiena, si staglia su una luce gialla turbolenta, che sale a un cielo verde vivo, digradante in toni secchi fino a toccare una spiaggia biancastra. Un bambino ricciuto dorme con la testa appoggiata sulle mani, l'enigma di questo sonno si stempera in grigi leggeri contrappuntati dai larghi segni neri che disegnano la figura. E' un dittico e il sottile taglio del foglio sottolinea l'ineliminabile interezza del corpo.
Storie sorprendenti e inconsuete, che, invece dello straniamento della lontananza, propongono con semplicità l'attrazione che si prova quando, attraverso gli occhi, incrociamo lo sguardo altrui."
Francesca Pasini
Veduta della mostra
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