"La mostra personale di Luca Monterastelli presentata a Viafarini DOCVA nel mese di giugno 2013 nasce come concretizzazione dell’impegno del non profit milanese nell’agevolare l’interazione e il dialogo tra pratiche artistiche e produzioni laboratoriali, artigianali e industriali. Affidando a Monterastelli l’esplorazione di quel momento preciso in cui il confronto con la materia e con la tecnica specializzata torna a posizionarsi al centro delle speculazioni estetiche degli artisti, Viafarini DOCVA torna a ribadire uno dei filoni di ricerca che contraddistinguono la sua mission e che animeranno la sua programmazione futura. Oltre a costituire legami di collaborazione tra gli operatori dell'arte e quelli dell'impresa produttiva, testando diversi formati di interazione possibili, questo episodio espositivo testimonia come il trasferimento di strategie e abilità tra le arti visive e discipline altre con cui esse entrano in contatto imprime un’accelerazione al processo creativo e al processo produttivo di natura più tecnica.
La mostra è introdotta, alle ore 17.30, da una conversazione tra l’artista, i curatori e le tre realtà produttive, in occasione della quale si presenterà il percorso dell’artista e una serie di pubblicazioni e documenti relativi alle attività dei tre partner del progetto.
Luca Monterastelli tra le mostre personali: 2012: open studio Parc Saint Léger, Centre d'art contemporain Parc Saint Léger, Pougues-les-eaux (F); Graceland - Chez Néon - Diffuseur d'Art Contemporain, Lione; 2011: La camera degli sposi - a work for a couple, MARS, Milan Artist Run Space, Milano. Tra le mostre collettive nel 2013: Senza Titolo, Michele Guido, Domenico Antonio Mancini, Luca Monterastelli, Lia Rumma, Napoli; nel 2012: MARS mission, Geh8, Dresda; nel 2011: Un problème insoluble, La Friche la Belle de Mai, Marsiglia; nel 2010: Una luce rischiara l'oscuro scrutare. La morte non sa leggere, a cura Marco Tagliafierro, galleria 1+1 Milano; All strange away, a cura di Beniamino Foschini, neon>campobase, Bologna; L'uomo ridotto, a cura di Luca Francesconi, Brown Project Space, Milano. Tra le residenze nel 2012: Residénces secondaires, Centre d'art contemporain Parc Saint Léger, Pougues-les-eaux; nel 2011: Solid Void, Progetto Diogene Bivacco Urbano, Torino; Residency Suddenly, Beauchery-Saint-Martin; Residency Triangle France, La Friche La Belle de Mai, Marsiglia."
Marco Tagliaferro e Simone Frangi
In collaborazione con Museo Carlo Zauli (Faenza), Studio Federica Rosso (Torino), Fusioni d’arte 3V di Walter Vaghi (Varese)
Con il contributo di Fondazione Cariplo e Gemmo SpA. Si ringraziano Luca Francesconi e la Galleria Lia Rumma per il supporto logistico e organizzativo.
white – endlessly rocking
Luca Monterastelli ha realizzato elementi di architetture effimere con riferimenti di matrice organica, realizzando oggetti attraverso gesti volti ad esplicitare strutture formalmente e staticamente improbabili. Indaga le materie nelle loro possibilità fisiche, anche se inaspettate; il gesso, per esempio, è investigato in quanto materia duttile, flessibile, capace di rivelare la propria fattività non formale, conservando la freschezza di un apparente non finito, effetto della manualità libera, in grado di costituire un nucleo ordinatore di spazio. Monterastelli avverte come preponderante la necessità di confrontare materie diverse attraverso innesti, alcune volte in simbiosi, altre volte in contraddizione ma sempre mossi dalla volontà di sperimentare incontri drammatici con altre presenza, con altre nature.
Marco Tagliafierro
Ceramica. Con Museo Carlo Zauli (Faenza).
Nome generico dei manufatti a base di argilla (in genere di notevole purezza), addizionata con opportuni materiali (quarzo, feldspato, calcari, marne) che hanno azione smagrante, o fondente o tale da esaltare determinate proprietà. Fin qui il canone. Luca Monterastelli in collaborazione con la ceramista Aida Bertozzi è andato alla ricerca di un rapporto diretto con l'energia del materiale trattato, la terra appunto, ponderandola come un partner che risponda con segni suoi. Questa collaborazione è giunta a ritenere, per paradosso, la materia come un luogo vuoto e perciò aperto al possibile. La materia è intesa dunque come terreno di tutte le trasformazioni, di tutte le similitudini. L'artista è giunto così alla reificazione del concetto stesso di materia come strumento rivelatore di spazialità che, a sua volta, acquista una precisa valenza strumentale, consistente come concreta materia e impalpabile come episodio dell'immaginazione.
Marco Tagliafierro
Incisione. Con Studio Federica Rosso (Torino).
L'arte di riprodurre un disegno su una lastra di materiale solido per poi imprimerlo, inchiostrandolo, su un foglio di carta, è uno dei più antichi mezzi di riproduzione di un'opera d'arte. Luca Monterastelli, in collaborazione con Federica Rosso, non ha inteso prendere in considerazione questa tradizione suddividendola nelle varie tecniche che la caratterizzano, ha, invece, preferito concentrarsi sulla lastra di metallo, incisa e poi proposta anche in quanto oggetto, tagliata e piegata per esorbitarne le potenzialità plastiche. Diverse tecniche sono state impiegate sovvertendo la processualità tradizionale. Il fattore meccanico, in grado di esprimere un elemento di razionalizzazione e di oggettivazione della produzione artistica, resta fondamentale. Il manufatto è il risultato di una continua alternanza di causa ed effetto nella materia e di scambio tra mente e mano nell'artista.
Va detto che il maestro incisore che si confronta con un altro artista al fine di interpretarne, fattivamente, le visioni, non resta mai un mero operatore ma innesca una profonda relazione con esso, lo scambio che si sviluppa tra l'artista e l'artigiano è a doppia mandata, la visione,spesso distante dalla tecnica, propria dell'artista contemporaneo, stimola l'incisore a trovare nuove tecniche o metodologie per realizzare un prodotto che rispecchi il segno e le visioni dell'artista.
Marco Tagliafierro
Fusione. Fusioni d’arte 3V di Walter Vaghi (Origgio, Varese).
Una fase del processo, ancora una volta, viene esorbitata, distorta, considerata nel suo riverberarsi all'interno di un' altra storia produttiva. La cera, rosso lacca, viene considerata nel suo essere potenziale scultura ma viene valutata anche per il grado di mancata stabilità che essa esprime. È nella direzione dell'abuso di una condizione sull'altra che Monterastelli si è incamminato con Walter Vaghi in questo percorso di studio. Spesso emarginata ed estromessa, la cera, qui presente e al tempo stesso evocata, ritorna centrale. L'oggetto realizzato ha una forma rettangolare che si arrotonda alle estremità che paiono precipitare. La superficie denuncia una marcata simmetria, sottolineata dall'uso del colore mescolato alla cera. L'opera rimanda alle idee di tattile e di inorganico. Può ricordare il tessuto di un organo interno, una corteccia, il magma, un sedimento di roccia. In realtà per un gioco di reciproche proiezioni, l'artista ha voluto riportare anche su questa materia la morfologia di una ciocca di capelli, la stessa delle lastre incise, resa ancora più vivida dalla presenza di ciuffi di canapa che affiora dalle sculture.
Marco Tagliafierro
Bianco
Il percorso espositivo di white – endlessly rocking si costruisce in modo sinergico, piegando la lavorazione tradizionale della ceramica faentina, i procedimenti dell’incisione e i meccanismi della fusione in cera per dare forma a un mondo scultoreo segnato da sovraccarichi e profusioni barocche. Derive e concrezioni, messe però a sistema da una precisa impronta installativa di matrice neoclassica.
Comprimere senza strozzare: riferimenti letterari, strategie coreografiche ed architettoniche effimere, incorporazioni e dispiegamenti di forze sproporzionati. E alternativamente erigere, accumulare, cavare e spostare.
La personale di Monterastelli annuncia una vera e propria ribalta degli “oggetti secondari”, materializza figure retoriche e soprattutto prende posizione sull’uso citazionista della materia e sulle devianze autoreferenziali degli elementi e della loro preziosità. Mentre la scultura diventa refrattaria al gioco delle attribuzioni.
Un gesso non retorico, utilizzato in funzione onomatopeica.
Un bianco semplice, banale, fenomenologico.
Uno scenario pornografico. Non feticista.
Simone Frangi
"La mostra personale di Luca Monterastelli presentata a Viafarini DOCVA nel mese di giugno 2013 nasce come concretizzazione dell’impegno del non profit milanese nell’agevolare l’interazione e il dialogo tra pratiche artistiche e produzioni laboratoriali, artigianali e industriali. Affidando a Monterastelli l’esplorazione di quel momento preciso in cui il confronto con la materia e con la tecnica specializzata torna a posizionarsi al centro delle speculazioni estetiche degli artisti, Viafarini DOCVA torna a ribadire uno dei filoni di ricerca che contraddistinguono la sua mission e che animeranno la sua programmazione futura. Oltre a costituire legami di collaborazione tra gli operatori dell'arte e quelli dell'impresa produttiva, testando diversi formati di interazione possibili, questo episodio espositivo testimonia come il trasferimento di strategie e abilità tra le arti visive e discipline altre con cui esse entrano in contatto imprime un’accelerazione al processo creativo e al processo produttivo di natura più tecnica.
La mostra è introdotta, alle ore 17.30, da una conversazione tra l’artista, i curatori e le tre realtà produttive, in occasione della quale si presenterà il percorso dell’artista e una serie di pubblicazioni e documenti relativi alle attività dei tre partner del progetto.
Luca Monterastelli tra le mostre personali: 2012: open studio Parc Saint Léger, Centre d'art contemporain Parc Saint Léger, Pougues-les-eaux (F); Graceland - Chez Néon - Diffuseur d'Art Contemporain, Lione; 2011: La camera degli sposi - a work for a couple, MARS, Milan Artist Run Space, Milano. Tra le mostre collettive nel 2013: Senza Titolo, Michele Guido, Domenico Antonio Mancini, Luca Monterastelli, Lia Rumma, Napoli; nel 2012: MARS mission, Geh8, Dresda; nel 2011: Un problème insoluble, La Friche la Belle de Mai, Marsiglia; nel 2010: Una luce rischiara l'oscuro scrutare. La morte non sa leggere, a cura Marco Tagliafierro, galleria 1+1 Milano; All strange away, a cura di Beniamino Foschini, neon>campobase, Bologna; L'uomo ridotto, a cura di Luca Francesconi, Brown Project Space, Milano. Tra le residenze nel 2012: Residénces secondaires, Centre d'art contemporain Parc Saint Léger, Pougues-les-eaux; nel 2011: Solid Void, Progetto Diogene Bivacco Urbano, Torino; Residency Suddenly, Beauchery-Saint-Martin; Residency Triangle France, La Friche La Belle de Mai, Marsiglia."
Marco Tagliaferro e Simone Frangi
In collaborazione con Museo Carlo Zauli (Faenza), Studio Federica Rosso (Torino), Fusioni d’arte 3V di Walter Vaghi (Varese)
Con il contributo di Fondazione Cariplo e Gemmo SpA. Si ringraziano Luca Francesconi e la Galleria Lia Rumma per il supporto logistico e organizzativo.
white – endlessly rocking
Luca Monterastelli ha realizzato elementi di architetture effimere con riferimenti di matrice organica, realizzando oggetti attraverso gesti volti ad esplicitare strutture formalmente e staticamente improbabili. Indaga le materie nelle loro possibilità fisiche, anche se inaspettate; il gesso, per esempio, è investigato in quanto materia duttile, flessibile, capace di rivelare la propria fattività non formale, conservando la freschezza di un apparente non finito, effetto della manualità libera, in grado di costituire un nucleo ordinatore di spazio. Monterastelli avverte come preponderante la necessità di confrontare materie diverse attraverso innesti, alcune volte in simbiosi, altre volte in contraddizione ma sempre mossi dalla volontà di sperimentare incontri drammatici con altre presenza, con altre nature.
Marco Tagliafierro
Ceramica. Con Museo Carlo Zauli (Faenza).
Nome generico dei manufatti a base di argilla (in genere di notevole purezza), addizionata con opportuni materiali (quarzo, feldspato, calcari, marne) che hanno azione smagrante, o fondente o tale da esaltare determinate proprietà. Fin qui il canone. Luca Monterastelli in collaborazione con la ceramista Aida Bertozzi è andato alla ricerca di un rapporto diretto con l'energia del materiale trattato, la terra appunto, ponderandola come un partner che risponda con segni suoi. Questa collaborazione è giunta a ritenere, per paradosso, la materia come un luogo vuoto e perciò aperto al possibile. La materia è intesa dunque come terreno di tutte le trasformazioni, di tutte le similitudini. L'artista è giunto così alla reificazione del concetto stesso di materia come strumento rivelatore di spazialità che, a sua volta, acquista una precisa valenza strumentale, consistente come concreta materia e impalpabile come episodio dell'immaginazione.
Marco Tagliafierro
Incisione. Con Studio Federica Rosso (Torino).
L'arte di riprodurre un disegno su una lastra di materiale solido per poi imprimerlo, inchiostrandolo, su un foglio di carta, è uno dei più antichi mezzi di riproduzione di un'opera d'arte. Luca Monterastelli, in collaborazione con Federica Rosso, non ha inteso prendere in considerazione questa tradizione suddividendola nelle varie tecniche che la caratterizzano, ha, invece, preferito concentrarsi sulla lastra di metallo, incisa e poi proposta anche in quanto oggetto, tagliata e piegata per esorbitarne le potenzialità plastiche. Diverse tecniche sono state impiegate sovvertendo la processualità tradizionale. Il fattore meccanico, in grado di esprimere un elemento di razionalizzazione e di oggettivazione della produzione artistica, resta fondamentale. Il manufatto è il risultato di una continua alternanza di causa ed effetto nella materia e di scambio tra mente e mano nell'artista.
Va detto che il maestro incisore che si confronta con un altro artista al fine di interpretarne, fattivamente, le visioni, non resta mai un mero operatore ma innesca una profonda relazione con esso, lo scambio che si sviluppa tra l'artista e l'artigiano è a doppia mandata, la visione,spesso distante dalla tecnica, propria dell'artista contemporaneo, stimola l'incisore a trovare nuove tecniche o metodologie per realizzare un prodotto che rispecchi il segno e le visioni dell'artista.
Marco Tagliafierro
Fusione. Fusioni d’arte 3V di Walter Vaghi (Origgio, Varese).
Una fase del processo, ancora una volta, viene esorbitata, distorta, considerata nel suo riverberarsi all'interno di un' altra storia produttiva. La cera, rosso lacca, viene considerata nel suo essere potenziale scultura ma viene valutata anche per il grado di mancata stabilità che essa esprime. È nella direzione dell'abuso di una condizione sull'altra che Monterastelli si è incamminato con Walter Vaghi in questo percorso di studio. Spesso emarginata ed estromessa, la cera, qui presente e al tempo stesso evocata, ritorna centrale. L'oggetto realizzato ha una forma rettangolare che si arrotonda alle estremità che paiono precipitare. La superficie denuncia una marcata simmetria, sottolineata dall'uso del colore mescolato alla cera. L'opera rimanda alle idee di tattile e di inorganico. Può ricordare il tessuto di un organo interno, una corteccia, il magma, un sedimento di roccia. In realtà per un gioco di reciproche proiezioni, l'artista ha voluto riportare anche su questa materia la morfologia di una ciocca di capelli, la stessa delle lastre incise, resa ancora più vivida dalla presenza di ciuffi di canapa che affiora dalle sculture.
Marco Tagliafierro
Bianco
Il percorso espositivo di white – endlessly rocking si costruisce in modo sinergico, piegando la lavorazione tradizionale della ceramica faentina, i procedimenti dell’incisione e i meccanismi della fusione in cera per dare forma a un mondo scultoreo segnato da sovraccarichi e profusioni barocche. Derive e concrezioni, messe però a sistema da una precisa impronta installativa di matrice neoclassica.
Comprimere senza strozzare: riferimenti letterari, strategie coreografiche ed architettoniche effimere, incorporazioni e dispiegamenti di forze sproporzionati. E alternativamente erigere, accumulare, cavare e spostare.
La personale di Monterastelli annuncia una vera e propria ribalta degli “oggetti secondari”, materializza figure retoriche e soprattutto prende posizione sull’uso citazionista della materia e sulle devianze autoreferenziali degli elementi e della loro preziosità. Mentre la scultura diventa refrattaria al gioco delle attribuzioni.
Un gesso non retorico, utilizzato in funzione onomatopeica.
Un bianco semplice, banale, fenomenologico.
Uno scenario pornografico. Non feticista.
Simone Frangi
Veduta dell'allestimento.
Foto di Davide Tremolada
Veduta dell'allestimento.
Foto di Davide Tremolada
Veduta dell'allestimento.
Foto di Davide Tremolada
Veduta dell'allestimento.
Foto di Davide Tremolada
Veduta dell'allestimento.
Foto di Davide Tremolada
Veduta dell'allestimento.
Foto di Davide Tremolada
Component I
red wax, reinforced plaster, shells, wooden platform, black varnish
43 x 43 x 174 cm
Foto di Davide Tremolada
Component II
faiance, reinforced plaster, shells, wooden platform, black varnish
48 x 48 x 178 cm
Foto di Davide Tremolada
Component III
reinforced plaster, shells, wooden platform, black varnish
48 x 48 x 163 cm
Foto di Davide Tremolada
Component IV
inked etching on bended micro-zinc, iron, chalck, reinforced plaster, shells, wooden platform, black varnish
48 x 48 x 225 cm
Foto di Davide Tremolada
Component V
inked etching on bended micro-zinc, iron, chalck, reinforced plaster, shells, wooden platform, black varnish
48 x 48 x 225 cm
Foto di Davide Tremolada
Component VI
faience, reinforced plaster, shells, wooden platform, black varnish
48 x 48 x 174 cm
Foto di Davide Tremolada
Machina, reinforced plaster, shells, wooden platform, black varnish
140 x 140 x 326 cm
Foto di Davide Tremolada
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