Stéphanie Nava, Considering a Plot (Dig for Victory)

3 novembre - 20 dicembre 2008
a cura di Gabi Scardi

Lunedì 3 novembre Viafarini inaugura nella sede di Viafarini DOCVA, alla Fabbrica del Vapore, una mostra personale dell'artista francese Stéphanie Nava.

Il giardino; meglio un orto urbano: modesto, funzionale, estremamente terreno; uno di quei piccoli appezzamenti collocati per lo più in aree interstiziali o periferiche degli insediamenti cittadini. Un microcosmo i cui confini sono precisamente definiti dal contesto circostante e la cui realtà interna è soggetta a condizioni climatiche e a logiche di tipo alimentare; ma comunque composito ed eterogeneo all'interno. Un laboratorio di convivenza tra specie diverse, con la sua crescita incontrollabile verso l'alto e verso il basso, verso l'eccelso e verso il profondo; con piante che s'innalzano sprezzanti verso il cielo e altre che intrecciano i propri modesti destini nella vitalità ombrosa ma rigogliosa del sottobosco, mentre sotto terra un lavorìo costante produce fenomeni di modesta o di vasta portata e le radici si contorcono in invisibili avventure.

Il giardino è anche l'oggetto per eccellenza degli sforzi di un giardiniere-progettista, teso ad accudirlo ma anche a padroneggiarlo, a controllarne lo sviluppo pianificato, a favorirne un'armonia, un equilibrio predisposto; una produzione calibrata.

Un mondo in cui si esplicano le energie spontanee del mondo vegetale, con la sua tendenza alla contaminazione, con i suoi abitanti, i suoi ospiti e i suoi intrusi, dagli insetti alle erbacce infestanti, alle piante papaveriche. Situazioni di accoglienza e di complementarietà, di parassitismo e di dipendenza.

Regole e scontri, specie invasive che s'impongono sul territorio e specie che vengono protette o si ritirano sconfitte, quelle che spiccano e quelle che crescono discrete. Nell'orto insieme a virgulti rigogliosi possono crescere incongrui, inquietanti, i frutti del malessere.

Come tutti gli orti, quello di Stéphanie Nava - ampia installazione ambientale di disegni al tratto, meticoloso work in progress, risultato di anni di lavoro - è cresciuto lentamente.

La lentezza ne è anzi componente essenziale: è intesa come consustanziale alla pratica cognitiva, come ripetizione del tempo biologico, come possibilità di ricalcare un fenomeno di crescita naturale ma anche di mettere in rapporto i processi formativi che avvengono in natura e quelli del pensiero.

Il processo di realizzazione di questo giardino è dunque passato attraverso anni di elaborazione teorica e di lavoro manuale; nel suo formarsi ha lasciato emergere tematiche cruciali: i fenomeni spontanei e la tendenza al controllo, gli strumenti e le leggi utilizzati per regolare il giardino ed imporvi un equilibrio - sempre comunque precario - gli strani frutti che vi crescono inaspettati, la propensione alla colonizzazione di alcune specie, la tendenza comunque a integrare le nuove che vi approdano, le strategie di resistenza e i dispositivi di difesa, la stratificazione, la biodiversità, le minacce interne ed esterne.

Un giardino, dunque, tutt'altro che idilliaco, con la sua domestica normalità, con la sua profusione generosa, con i suoi fenomeni di nascita, crescita e morte, con gli innesti, le foglie secche rimosse e i germogli a sostituirle; ma anche un luogo della sperimentazione, un campo di tenzone per eccellenza, un teatro di trasformazioni radicali, di fenomeni che si ripetono ma risultano ogni volta nuovi, ogni volta inediti; fitto di intrecci misteriosi, di contiguità inedite, di situazioni non convenzionali.

Il giardino di Stéphanie Nava, un po' reale, un po' visione, come organismo e come paradigma della nostra complessa contemporaneità.

“Il doppio senso di “Plot” inteso come un pezzo di terra o come complotto ha influenzato il mio lavoro fin dall'inizio.

Questa installazione è un giardino, ma è anche un campo di battaglia e la scena di una moltitudine di conflitti che implicano piani d'attacco e strategie di resistenza. […]

Il carattere di Considering a Plot è influenzato direttamente dal manuale matematico produttivista e razionalista “Dig for Victory”, sul quale ho basato il mio lavoro. Pensato come una macchina per la produzione vegetale a scopo strettamente umanitario, questo giardino ha, per me, un'identità assolutamente industriale. Lungi dall'essere un ritorno all'idea dell'Eden così spesso evocata dai giardini, voglio parlare dei campi coltivati in un serio contesto “grigio”. Questo non li rende meno belli, ma li permea della violenza circostante, presente nella politica, nella conflittualità o nell'economia.

“Dig for Victory” era una campagna lanciata dal Ministero dell'Agricoltura nel 1940 per combattere la scarsità alimentare nel Regno Unito, promuovendo la coltivazione di verdura nei giardini e nei terreni pubblici. Vaste aree pubbliche, incluso il Royal Kensington Park, furono convertite in lotti, raggiungendo quasi un milione di tonnellate di prodotti coltivati negli anni di picco produttivo.” (Stéphanie Nava)

Considering a Plot (Dig for Victory) è un progetto inziato a Londra nel 2005, nell_ambito del programma di residenza "Villa Médicis Hors les murs" di Cultures France con il contributo del Centre d'Art Contemporain de la Ferme du Buisson di Noisiel, Francia, dove è stato presentato da giugno a luglio 2008, e il Centre d'Art Passerelle di Brest, Francia, dove sarà presentato da gennaio ad aprile 2009, accompagnato da una pubblicazione.

Con il contributo di Regione Lombardia, Fondazione Cariplo, Gemmo, Viprapac.

"Con Stephanie Nava si era già collaborato nel 2002, grazie alla mostra Note: Nostalgie, a cura di Gabi Scardi. Ne era nato un buon rapporto e quando mi recai a Marsiglia, negli anni Novanta, Stephanie fu felice di farmi da guida nella visita di diverse strutture interessanti della città, tra cui la Friche du Belle de Mai che sarebbe stata guardata come modello per la Fabbrica del Vapore.

Il rapporto con Stephanie si sarebbe mantenuto ottimo anche negli anni a venire, un'artista di grande empatia".

Patrizia Brusarosco

"Considering a Plot fu l’occasione per collaborare con il gallerista Riccardo Crespi, persona squisita ed entusiasta che sempre si è dimostrata curiosa delle attività di Viafarini e della ricerca di artisti ancora non troppo noti. Grazie anche alla collaborazione continuativa di Gabi Scardi, Riccardo Crespi ha dato spazio nella sua galleria milanese a molti artisti italiani e stranieri".

Patrizia Brusarosco

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Stéphanie Nava, Considering a Plot (Dig for Victory)

3 novembre - 20 dicembre 2008
a cura di Gabi Scardi

Lunedì 3 novembre Viafarini inaugura nella sede di Viafarini DOCVA, alla Fabbrica del Vapore, una mostra personale dell'artista francese Stéphanie Nava.

Il giardino; meglio un orto urbano: modesto, funzionale, estremamente terreno; uno di quei piccoli appezzamenti collocati per lo più in aree interstiziali o periferiche degli insediamenti cittadini. Un microcosmo i cui confini sono precisamente definiti dal contesto circostante e la cui realtà interna è soggetta a condizioni climatiche e a logiche di tipo alimentare; ma comunque composito ed eterogeneo all'interno. Un laboratorio di convivenza tra specie diverse, con la sua crescita incontrollabile verso l'alto e verso il basso, verso l'eccelso e verso il profondo; con piante che s'innalzano sprezzanti verso il cielo e altre che intrecciano i propri modesti destini nella vitalità ombrosa ma rigogliosa del sottobosco, mentre sotto terra un lavorìo costante produce fenomeni di modesta o di vasta portata e le radici si contorcono in invisibili avventure.

Il giardino è anche l'oggetto per eccellenza degli sforzi di un giardiniere-progettista, teso ad accudirlo ma anche a padroneggiarlo, a controllarne lo sviluppo pianificato, a favorirne un'armonia, un equilibrio predisposto; una produzione calibrata.

Un mondo in cui si esplicano le energie spontanee del mondo vegetale, con la sua tendenza alla contaminazione, con i suoi abitanti, i suoi ospiti e i suoi intrusi, dagli insetti alle erbacce infestanti, alle piante papaveriche. Situazioni di accoglienza e di complementarietà, di parassitismo e di dipendenza.

Regole e scontri, specie invasive che s'impongono sul territorio e specie che vengono protette o si ritirano sconfitte, quelle che spiccano e quelle che crescono discrete. Nell'orto insieme a virgulti rigogliosi possono crescere incongrui, inquietanti, i frutti del malessere.

Come tutti gli orti, quello di Stéphanie Nava - ampia installazione ambientale di disegni al tratto, meticoloso work in progress, risultato di anni di lavoro - è cresciuto lentamente.

La lentezza ne è anzi componente essenziale: è intesa come consustanziale alla pratica cognitiva, come ripetizione del tempo biologico, come possibilità di ricalcare un fenomeno di crescita naturale ma anche di mettere in rapporto i processi formativi che avvengono in natura e quelli del pensiero.

Il processo di realizzazione di questo giardino è dunque passato attraverso anni di elaborazione teorica e di lavoro manuale; nel suo formarsi ha lasciato emergere tematiche cruciali: i fenomeni spontanei e la tendenza al controllo, gli strumenti e le leggi utilizzati per regolare il giardino ed imporvi un equilibrio - sempre comunque precario - gli strani frutti che vi crescono inaspettati, la propensione alla colonizzazione di alcune specie, la tendenza comunque a integrare le nuove che vi approdano, le strategie di resistenza e i dispositivi di difesa, la stratificazione, la biodiversità, le minacce interne ed esterne.

Un giardino, dunque, tutt'altro che idilliaco, con la sua domestica normalità, con la sua profusione generosa, con i suoi fenomeni di nascita, crescita e morte, con gli innesti, le foglie secche rimosse e i germogli a sostituirle; ma anche un luogo della sperimentazione, un campo di tenzone per eccellenza, un teatro di trasformazioni radicali, di fenomeni che si ripetono ma risultano ogni volta nuovi, ogni volta inediti; fitto di intrecci misteriosi, di contiguità inedite, di situazioni non convenzionali.

Il giardino di Stéphanie Nava, un po' reale, un po' visione, come organismo e come paradigma della nostra complessa contemporaneità.

“Il doppio senso di “Plot” inteso come un pezzo di terra o come complotto ha influenzato il mio lavoro fin dall'inizio.

Questa installazione è un giardino, ma è anche un campo di battaglia e la scena di una moltitudine di conflitti che implicano piani d'attacco e strategie di resistenza. […]

Il carattere di Considering a Plot è influenzato direttamente dal manuale matematico produttivista e razionalista “Dig for Victory”, sul quale ho basato il mio lavoro. Pensato come una macchina per la produzione vegetale a scopo strettamente umanitario, questo giardino ha, per me, un'identità assolutamente industriale. Lungi dall'essere un ritorno all'idea dell'Eden così spesso evocata dai giardini, voglio parlare dei campi coltivati in un serio contesto “grigio”. Questo non li rende meno belli, ma li permea della violenza circostante, presente nella politica, nella conflittualità o nell'economia.

“Dig for Victory” era una campagna lanciata dal Ministero dell'Agricoltura nel 1940 per combattere la scarsità alimentare nel Regno Unito, promuovendo la coltivazione di verdura nei giardini e nei terreni pubblici. Vaste aree pubbliche, incluso il Royal Kensington Park, furono convertite in lotti, raggiungendo quasi un milione di tonnellate di prodotti coltivati negli anni di picco produttivo.” (Stéphanie Nava)

Considering a Plot (Dig for Victory) è un progetto inziato a Londra nel 2005, nell_ambito del programma di residenza "Villa Médicis Hors les murs" di Cultures France con il contributo del Centre d'Art Contemporain de la Ferme du Buisson di Noisiel, Francia, dove è stato presentato da giugno a luglio 2008, e il Centre d'Art Passerelle di Brest, Francia, dove sarà presentato da gennaio ad aprile 2009, accompagnato da una pubblicazione.

Con il contributo di Regione Lombardia, Fondazione Cariplo, Gemmo, Viprapac.

"Con Stephanie Nava si era già collaborato nel 2002, grazie alla mostra Note: Nostalgie, a cura di Gabi Scardi. Ne era nato un buon rapporto e quando mi recai a Marsiglia, negli anni Novanta, Stephanie fu felice di farmi da guida nella visita di diverse strutture interessanti della città, tra cui la Friche du Belle de Mai che sarebbe stata guardata come modello per la Fabbrica del Vapore.

Il rapporto con Stephanie si sarebbe mantenuto ottimo anche negli anni a venire, un'artista di grande empatia".

Patrizia Brusarosco

"Considering a Plot fu l’occasione per collaborare con il gallerista Riccardo Crespi, persona squisita ed entusiasta che sempre si è dimostrata curiosa delle attività di Viafarini e della ricerca di artisti ancora non troppo noti. Grazie anche alla collaborazione continuativa di Gabi Scardi, Riccardo Crespi ha dato spazio nella sua galleria milanese a molti artisti italiani e stranieri".

Patrizia Brusarosco

Veduta dell'installazione.
Foto di Zeno Zotti.

Foto di Zeno Zotti.

Foto di Zeno Zotti.

Foto di Zeno Zotti.

Particolare dell’installazione.

Particolare dell’installazione, realizzata con i mattoni Vibrapac.

Matita su carta.

Cassetta in legno, matita su carta.

Dettaglio del disegno.

Dettaglio del disegno.

Lamiera lavorata, dettaglio.

Plan-grand, matita su carta.

Simples guerre des gaz, matita su carta.

Carottes, matita su carta.

Croquets Endives, matita su carta.

Mains, matita su carta.

Nuisibles (dettaglio), matita su carta.

Patates roots, matita su carta.

Patates, matita su carta.

Simila entire NB, matita su carta.

Poireaux, matita su carta.

Simple alambics, matita su carta.