"La collaborazione con Umberto Cavenago, iniziata nel 1995 con la progettazione informatica dell'Archivio, si è protratta negli anni dando origine al primo sito di Viafarini e al database Italian Area; Umberto ha partecipato anche a diversi progetti organizzati da Viafarini negli anni, soprattutto sul tema dello Spazio Pubblico. La collaborazione ha portato anche a sperimentare assieme il rapporto arte-impresa, come nel caso di Nastro trasportatore."
Patrizia Brusarosco
Milano, 1996
Galleria Raffaella Cortese,
uno spazio espositivo in due stanze.
Il luogo
Le due stanze, luoghi di dimora o dello stare fermo, limitate una dall’altra, dalla parete divisoria si affacciano sul corridoio con il quale compongono l'intero spazio espositivo della Galleria.
L'opera
Il movimento collega le due camere. Si formalizza con un impianto per l’attraversamento, un nastro trasportatore in funzione con movimento elettromeccanico, orientato a bussola, nella direzione est-ovest. Il trasportatore crea un passaggio diretto dall’una all’altra stanza, attraverso una piccola e localizzata demolizione della parete divisoria.
Descrizione
Nastro trasportatore è costruito con tre elementi identici accostati tra loro a comporre un unico dispositivo. Ogni elemento è un nastro continuo, in PVC blu, ad anello, montato su due rulli alle estremità, di cui uno ha motricità elettromeccanica.
I motori dei tre elementi producono un suono che si diffonde nei due differenti spazi.
Il timbro differente è influenzato dai diversi materiali degli ambienti, ma la sonorità propagata uniforma lo spazio, perdura durante il funzionamento e si estingue solo con la disconnessione dalla rete elettrica.
Il rapporto con lo spazio
L'apertura attraverso la parete divisoria, di una breccia tra le due stanze, ha lo scopo di permettere il passaggio ma nello stesso momento demolisce le teorie tradizionali dell’esposizione.
Come un mezzo di produzione, l’impianto si muove ma è bloccato in un rapporto di dipendenza con l'architettura: l'allacciamento elettrico.
L'opera in due spazi, ha attitudini produttive latenti, consentirebbe il passaggio di materiali sfusi, oggetti forse da assemblare ma nulla è in carico.
Il nastro trasportatore è un’icona del lavoro produttivo, evoca la catena di montaggio del ‘900 che con il suo scorrere costringeva l’uomo a movimenti ripetitivi e meccanici.
In questa installazione il disinnesco del potenziale funzionale è dato dalla sua collocazione, dall’orientamento geografico, dal colore e dalle dimensioni.
"La collaborazione con Umberto Cavenago, iniziata nel 1995 con la progettazione informatica dell'Archivio, si è protratta negli anni dando origine al primo sito di Viafarini e al database Italian Area; Umberto ha partecipato anche a diversi progetti organizzati da Viafarini negli anni, soprattutto sul tema dello Spazio Pubblico. La collaborazione ha portato anche a sperimentare assieme il rapporto arte-impresa, come nel caso di Nastro trasportatore."
Patrizia Brusarosco
Milano, 1996
Galleria Raffaella Cortese,
uno spazio espositivo in due stanze.
Il luogo
Le due stanze, luoghi di dimora o dello stare fermo, limitate una dall’altra, dalla parete divisoria si affacciano sul corridoio con il quale compongono l'intero spazio espositivo della Galleria.
L'opera
Il movimento collega le due camere. Si formalizza con un impianto per l’attraversamento, un nastro trasportatore in funzione con movimento elettromeccanico, orientato a bussola, nella direzione est-ovest. Il trasportatore crea un passaggio diretto dall’una all’altra stanza, attraverso una piccola e localizzata demolizione della parete divisoria.
Descrizione
Nastro trasportatore è costruito con tre elementi identici accostati tra loro a comporre un unico dispositivo. Ogni elemento è un nastro continuo, in PVC blu, ad anello, montato su due rulli alle estremità, di cui uno ha motricità elettromeccanica.
I motori dei tre elementi producono un suono che si diffonde nei due differenti spazi.
Il timbro differente è influenzato dai diversi materiali degli ambienti, ma la sonorità propagata uniforma lo spazio, perdura durante il funzionamento e si estingue solo con la disconnessione dalla rete elettrica.
Il rapporto con lo spazio
L'apertura attraverso la parete divisoria, di una breccia tra le due stanze, ha lo scopo di permettere il passaggio ma nello stesso momento demolisce le teorie tradizionali dell’esposizione.
Come un mezzo di produzione, l’impianto si muove ma è bloccato in un rapporto di dipendenza con l'architettura: l'allacciamento elettrico.
L'opera in due spazi, ha attitudini produttive latenti, consentirebbe il passaggio di materiali sfusi, oggetti forse da assemblare ma nulla è in carico.
Il nastro trasportatore è un’icona del lavoro produttivo, evoca la catena di montaggio del ‘900 che con il suo scorrere costringeva l’uomo a movimenti ripetitivi e meccanici.
In questa installazione il disinnesco del potenziale funzionale è dato dalla sua collocazione, dall’orientamento geografico, dal colore e dalle dimensioni.
Nastro trasportatore, 1996
Acciaio inox, nastro in PVC e motori elettrici
29 × 18,5 × 780 cm
n.3 elementi ciascuno 253,3 × 18,5 × 29,0 cm
Installazione alla Galleria Raffaella Cortese, Milano
Social
Contatti
viafarini@viafarini.org