Milano, 17 marzo 2012, da una conversazione tra Sara Enrico e Milovan Farronato:
"L' Adaptation. Les Variations. La disparition. Le camouflage. L'analogie. Les Mutations...": sono nozioni che hanno a che fare con i tuoi pattern pittorici?
Paesaggio astratto. Questo è la prima cosa che fa venire in mente la tua domanda. In realtà è una superficie fluida, un magma che il mio occhio vuole esplorare e percorrere, mentre lavoro. La mia mano può modificarlo, attraverso diverse azioni, variazioni, stratificazioni. Nella visione c’è un rapporto ambiguo con le forme concrete, che io rifuggo, ma esse talvolta riemergono, come se ci fosse uno zoom che si avvicina e si allontana dalla superficie, creando degli sfasamenti rispetto a ciò che voglio fare. Spesso chi guarda scopre una figurazione o ricerca rapporti di somiglianza con qualcosa di conosciuto. Succede anche a me. Allora mi spingo nelle microaree che mi slacciano dalla visione generale e che mi permettono di muovere la materia, alla ricerca di profondità e di mimetismo, forse... Anche se mi piace ottenere delle simmetrie all'interno dell'immagine queste sono fittizie, perché ottenute con procedimenti euristici.
Spazi, volumi e prospettive hanno sempre a che fare con uno sguardo occidentale. Motivi, ornamenti, superfici; rivestire le superfici mi sospinge più a oriente. O comunque verso un approccio non occidentalizzato.
Tu come ti senti?
Io mi sento iconoclasta, sento una forte attrazione per tutto ciò che è colore, materia, ritmo. Per me il dipinto non è la finestra sul mondo, è un muro che io rivesto e trasformo, è un frammento che, allargando i suoi confini, potrebbe diventare altro… una scultura… o forse un mantello.
Forse anche un mantra o una preghiera... O più semplicemente un cartamodello! Le nozioni con cui ho iniziato sono tratte da un libro sul textile design (citate in un’opera di Nick Mauss). Sono i titoli dei capitoli in cui si articolavano gli argomenti... E continuavano: “… L’Actualisation. La Fragmentation. Lés Metamorphoses. Le Poème Ornamental”. Quale sarà il tuo repertorio ornamentale?
Repertorio. Da ragazzina quando studiavo pianoforte non vedevo l'ora che mi chiedessero di suonare il mio repertorio. Ma ora la richiesta non è così semplice. Ornamento. Sono sempre difficili le definizioni. Tuttavia potrei elencare qualche elemento ricorrente che è parte di un codice estetico personale. Alcuni sono quasi invisibili, ma non per questo meno importanti: il bordo della tela sfilacciato e gli anelli metallici che uso per appenderla con i chiodi, la piegatura e l’impronta, il colore anche quando non è più solo colore ma diventa materia o colla, e poi ci sono le variazioni simmetriche...
Sara Enrico (1979). Selezione mostre: Per te solo il cuore dimentica ogni suo affanno (GAMUD, Udine, 2012); Officine dell’arte (Viafarini DOCVA, Milano, 2011); Aghilysti (Artissima Lido, GUM studio, Torino, 2011); Ancora un altro esempio della porosità di certi confini (Galleria Alessandro De March, Milano, 2011); 3 mm al giorno (Cripta 747, Torino, 2011); Festa Mobile (Bologna, 2011); Less concreteness (MARS, Milano, 2010); Fort/Da (CARS Art Space, Omegna, 2010). Residenze: VIR viafarini-in-residence, Milano; PAINTING DETOURS, Villa Gorgo a Nogaredo al Torre (Udine). È membro di Progetto Diogene (Torino).
con il contributo di Fondazione Cariplo e Gemmo spa.
Milano, 17 marzo 2012, da una conversazione tra Sara Enrico e Milovan Farronato:
"L' Adaptation. Les Variations. La disparition. Le camouflage. L'analogie. Les Mutations...": sono nozioni che hanno a che fare con i tuoi pattern pittorici?
Paesaggio astratto. Questo è la prima cosa che fa venire in mente la tua domanda. In realtà è una superficie fluida, un magma che il mio occhio vuole esplorare e percorrere, mentre lavoro. La mia mano può modificarlo, attraverso diverse azioni, variazioni, stratificazioni. Nella visione c’è un rapporto ambiguo con le forme concrete, che io rifuggo, ma esse talvolta riemergono, come se ci fosse uno zoom che si avvicina e si allontana dalla superficie, creando degli sfasamenti rispetto a ciò che voglio fare. Spesso chi guarda scopre una figurazione o ricerca rapporti di somiglianza con qualcosa di conosciuto. Succede anche a me. Allora mi spingo nelle microaree che mi slacciano dalla visione generale e che mi permettono di muovere la materia, alla ricerca di profondità e di mimetismo, forse... Anche se mi piace ottenere delle simmetrie all'interno dell'immagine queste sono fittizie, perché ottenute con procedimenti euristici.
Spazi, volumi e prospettive hanno sempre a che fare con uno sguardo occidentale. Motivi, ornamenti, superfici; rivestire le superfici mi sospinge più a oriente. O comunque verso un approccio non occidentalizzato.
Tu come ti senti?
Io mi sento iconoclasta, sento una forte attrazione per tutto ciò che è colore, materia, ritmo. Per me il dipinto non è la finestra sul mondo, è un muro che io rivesto e trasformo, è un frammento che, allargando i suoi confini, potrebbe diventare altro… una scultura… o forse un mantello.
Forse anche un mantra o una preghiera... O più semplicemente un cartamodello! Le nozioni con cui ho iniziato sono tratte da un libro sul textile design (citate in un’opera di Nick Mauss). Sono i titoli dei capitoli in cui si articolavano gli argomenti... E continuavano: “… L’Actualisation. La Fragmentation. Lés Metamorphoses. Le Poème Ornamental”. Quale sarà il tuo repertorio ornamentale?
Repertorio. Da ragazzina quando studiavo pianoforte non vedevo l'ora che mi chiedessero di suonare il mio repertorio. Ma ora la richiesta non è così semplice. Ornamento. Sono sempre difficili le definizioni. Tuttavia potrei elencare qualche elemento ricorrente che è parte di un codice estetico personale. Alcuni sono quasi invisibili, ma non per questo meno importanti: il bordo della tela sfilacciato e gli anelli metallici che uso per appenderla con i chiodi, la piegatura e l’impronta, il colore anche quando non è più solo colore ma diventa materia o colla, e poi ci sono le variazioni simmetriche...
Sara Enrico (1979). Selezione mostre: Per te solo il cuore dimentica ogni suo affanno (GAMUD, Udine, 2012); Officine dell’arte (Viafarini DOCVA, Milano, 2011); Aghilysti (Artissima Lido, GUM studio, Torino, 2011); Ancora un altro esempio della porosità di certi confini (Galleria Alessandro De March, Milano, 2011); 3 mm al giorno (Cripta 747, Torino, 2011); Festa Mobile (Bologna, 2011); Less concreteness (MARS, Milano, 2010); Fort/Da (CARS Art Space, Omegna, 2010). Residenze: VIR viafarini-in-residence, Milano; PAINTING DETOURS, Villa Gorgo a Nogaredo al Torre (Udine). È membro di Progetto Diogene (Torino).
con il contributo di Fondazione Cariplo e Gemmo spa.
Foto di Mihovil Markulin
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