Viafarini è lieta di presentare, con la curatela di Lydia Pribisova, la collettiva There must be order, che introduce i lavori video di nove artisti del Centro Europa (Slovacchia, Repubblica Ceca, Austria): Zbynek Baladran, Anetta Mona Chisa & Lucia Tkacova, Lubomir Durcek, Matej Gavula, Eva Jiricka, Lucia Nimcova, Kamen Stojanov, Anna Witt. Gli artisti contestano il sistema e l’ordine precostituito, che sono invece accettati dalle masse in modo acritico. La residenza della curatrice Lydia Pribisova presso VIR Viafarini-in-residence rientra nell'ambito della collaborazione con il Centro per l'Arte Contemporanea FUTURA di Praga ed è resa possibile grazie al supporto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee.
Attraverso interventi, performance e azioni gli artisti sovvertono le regole sociali e rifiutano di conformarsi alle pratiche che caratterizzano la società contemporanea. Le situazioni scaturiscono da questi approcci sovversivi, dai risvolti spesso bizzarri e divertiti, coinvolgono gli osservatori inconsapevoli di gravitare intorno allo spazio d’azione degli artisti. Questi interventi divengono la base del loro lavoro artistico a cavallo tra performance, public art e video. In alcune opere convivono un sincero desiderio di agire per il bene e un bisogno, non privo di malignità, di combattere le assurdità e le contraddizioni del quotidiano. Gli artisti contestano il sistema sociale con una violenza sottile, spudorata ma al contempo criptica, osservando poi i risultati delle loro azioni con un sorriso sarcastico e nascosto. Provocano inoltre dispute su questioni come la proprietà pubblica e privata, le regole del quieto vivere e i limiti dell’umana sopportazione. Altri lavori, invece, esaminano i limiti e i confini della legge, interrogandosi su cosa sia ancora legale e cosa no.
Con il contributo di Fondazione Cariplo, Gemmo spa.
Lista e ordine delle opere:
Matej Gavula, Spiral, 2010
La proiezione parte con Spiral (2010) di Matej Gavula (1972, Bratislava, Slovacchia) che offre un’introduzione emblematica, una metafora dell’ordine sociale e delle situazioni che si ripetono ciclicamente. Gavula è principalmente uno scultore ma esplora le possibilità espressive di vari media come performance e video con un pronunciato riferimento al concettualismo. Si focalizza sulle situazioni banali, di routine e spesso assurde, oltre che sull’autenticità del discorso depurato dalle convenzioni. Si è esibito alla Hit Gallery in Bratislava (2010), all’Hunt Kastner artworks a Praga (2010-2011), alla Plusmínusnula Gallery a Zilina (2012), allo show Hosted in Athens in Grecia (2012), e altri.
Anetta Mona Chisa & Lucia Tkacova, Capital, 2005
Il lavoro di Anetta Mona Chisa (nata nel 1975 a Nadlac, Romania, attualmente vive a Praga) e Lucia Tkacova (nata nel 1977 a Banska Stiavnica, Slovacchia, attualmente vive a Berlino) è caratterizzato da un approccio sarcastico, ribelle e anti-autoritario. Le artiste utilizzano tecniche di dislocamento, sabotaggio e sovversione per contestare le strutture, i sistemi di potere e le gerarchie di genere. Il loro lavoro è politicamente scorretto, analizza gli aspetti paradossali del conformismo e dell’impossibilità, della sovversione, mostrando l’essenza e le regole basiche del sistema globale, evidenziando la relatività dei criteri predefiniti e demistificando e prendendosi gioco della società e del suo sistema di relazioni. Lavorano insieme dal 2000, basando i loro progetti su storie personali e la loro interazione e accesso alle differenti forme di potere. Tra le loro mostre menzioniamo la partecipazione alla 54a Biennale di Venezia nel 2011; nel 2010 hanno esposto al MLAC a Roma, nel 2009 alla Christine Koenig Gallery a Vienna. Tra le esposizioni recenti si ricordano: Over the Counter, Mucsarnok Kunsthalle, Budapest; Gender Check, MuMok Vienna; While Bodies Get Mirrored, Migros Museum fur Gegenwartskunst, Zurigo; The Reach of Realism, Museum of Contemporary Art, Miami; The Making of Art presso la Schirn Kunsthalle Frankfurt; Chisa & Tkacova al Neuer Berliner Kunstverein; 6a Biennale di Taipei; L'Europe en devenir presso il Centre Culturel Suisse di Parigi; Shooting Back al Thyssen-Bornemisza Art Contemporary, Vienna.
Lucia Nimcova, Kiss 2006-2007; Double Coding 2010
Lucia Nimcova (nata nel 1977 in Humenné, Slovacchia, attualmente vive ad Amsterdam) presenta un progetto che si confronta con la realtà slovacca nel periodo tra il 1968 e il 1989. Il suo video/slide show, Kiss, rappresenta una selezione meticolosa di foto provenienti dal Centro Culturale Regionale della sua città di origine, creando una struttura che può essere considerata un modello di riferimento per le relazioni nella società in generale. Nella maggior parte degli scatti selezionati non c'è alcuna intenzionalità, ma al contrario una totale passività del soggetto immortalato. Secondo l'artista questo è l'approccio migliore per rappresentare la vita durante il comunismo quando una crudele passività sostituiva ogni forma di responsabilità individuale. Nel progetto Double Coding ha selezionato dei frammenti di film vietati dal regime nei quali la vita è restituita attraverso le tracce lasciate da lapsus labiali sopravvissuti sotto forma di testimonianze involontarie. Lucia Nimcova ha ricevuto diversi premi di rilievo internazionale come l'ECB Photography Award, Germania, 2008; l'Oskar Barnack Award, Germania, 2007 e 2008; il Baume & Mercier Award, 2007, Italia.
Zbynek Baladran, Minus ten anarcho-communist minutes, 2012; All for no reason II, 2012
Zbynek Baladran (nato nel 1973 a Prague) è un artista visuale e curatore. Il suo lavoro può essere definito come una costante ricerca dei nessi tra le costruzioni passate e i modelli epistemologici dominanti. Spesso crea mappe e modelli cognitivo-mentali intesi come metodi per costruire informazioni, consentendo all'occhio della mente di visualizzare, codificare e immagazzinare informazioni per poi decodificarle e utilizzarle. Spesso ci si riferisce a Baladran come a un archeologo della conoscenza e della memoria e nei suoi lavori continua a servirsi di note, mappe e diagrammi come traduzioni e rappresentazioni di concetti, idee e interrelazioni. In collaborazione con Vít Havranek ha curato l'ideazione di Monument to Transformation, un progetto di ricerca della durata di tre anni sulla trasformazione sociale che è stato presentato nel 2009 presso la City Gallery di Praga e che è stato poi trasportato in altre sedi europee. Baladrán è stato anche membro del team curatoriale (tranzit.org) della Manifesta 8, Murcia, Spagna nel 2010. Nel 2012 ha partecipato al 7th Seoul International Media Art Biennale di Seoul, alla mostra The Islands of Resistance in the National Gallery, Praga, nel 2011 prende parte allo show A terrible beauty is born durante l'11a Biennale de Lyon a Lione, nel 2010 partecipa al Formate der Transformation 89-09 presso il Museum auf Abruf di Vienna, nel 2009 alla Moscow Biennale of Contemporary Art di Mosca oltre ad altre partecipazioni.
Lubomir Durcek, Information about hands, 1982
Lubomír Durcek (nato nel 1948 a Bratislava) occupa un posto speciale in questa rassegna. Come membro della scena artistica slovacca non ufficiale, non gli era stato permesso di esibirsi in pubblico prima del 1989. Negli anni ottanta si è interessato delle azioni e delle performances di gruppi ristretti che rappresentavano spesso il loro ruolo sociale reale guidati da una sceneggiatura preordinata dall'artista, offrendo così ritratti di una società limitata. Nel cortometraggio Information...about Hands and People ha realizzato una performance con un gruppo di giovani partecipanti che non si conoscevano e non si erano mai visti precedentemente. La loro prima forma di relazione è stato un contatto di mano. Durante la performance, svoltasi in un silenzio totale, i partecipanti dovevano mantenere gli occhi coperti da una maschera, utilizzando il tatto come unico modus comunicandi. Questo film in bianco e nero in 16 mm, essenziale ed esistenziale, ci riporta al periodo della censura, della normalizzazione, della perdita del senso, del silenzio e della cecità che caratterizzò l'ex Cecoslovacchia. Inoltre l'esperimento mostra la dinamica e la ricchezza della comunicazione non verbale che facilita la relazione tra gli individui rendendola forse più sincera.
Anna Witt, Critical Action Archive, 2012; Hoheitszeichen, 2012
Nata nel 1981 a Wasserburg Inn (Germania), vive e lavora a Vienna. Si esprime tramite interventi performativi e istallazioni video. La ricerca artistica di Anna Witt si focalizza sulla costruzione di stereotipi culturali e sull'osservazione della posizione dell'individuo all'interno del sistema sociale. Il suo lavoro prende in esame le regole sociali, i diritti, le leggi e come gli individui interagiscono con esse. Analizza, inoltre, le difficili dinamiche della formazione soggettiva in relazione all'identità politica, alla collettività, al conformismo e ai diritti civili. Ha partecipato a Manifesta 07 e ad alcune esibizioni presso la Columbus Art Foundation, lo Spinnerei Leibzig, la Low Salt Gallery a Glasgow, la Association for Contemporary Art di Graz e ad altri eventi.
Eva Jiricka, Gratis Punch, 2005; Seating order, 2008
Nata nel 1979 a Praga (Repubblica Ceca) dove vive e lavora. L'approccio artistico di Eva Jiricka oscilla tra la performance, l'intervento in spazi pubblici e la video installazione. Lo scopo dell'artista consiste nel provocare una reazione nei passanti che incontra per le strade, che sono il suo campo d'azione privilegiato. I suoi interventi appaiono manipolatori, se non addirittura aggressivi, anche se seguono l'imperativo morale di agire per il bene altrui. L’artista ha partecipato, inoltre, alla Biennale di Petersburg nel 2006, ad alcune esibizioni presso la LCC Well Gallery a Londra, Futura Gallery a Praga, presso la Galerie UNA a Bucarest tra gli altri.
Kamen Stojanov, Move your hands, 2007
Nato nel 1977 a Rousse (Bulgaria), vive e lavora a Vienna. Nel suo lavoro, Kamen Stoyanov si focalizza principalmente su due concetti: la critica dell’egemonia delle culture dominanti e gli effetti di tale dominio nei media, nella struttura sociale, urbana e architettonica. Kamen Stoyanov contesta, inoltre, l’utilizzo non autorizzato dello spazio pubblico e, in particolare, si è interessato delle questioni riguardanti le forme contemporanee di migrazione e nomadismo. Ha partecipato a Manifesta 07 nel 2008, all’International Istanbul Biennale nel 2007 e ad alcune mostre presso il Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig di Vienna, la Galerie für Zeitgenössische Kunst di Leipzig, la Kunsthalle di Vienna, the Blut & Honig, Zukunft ist Balkan am, presso la Essl Collection di Vienna (curata da H. Szeemann) oltre che ad altre iniziative artistiche.
Viafarini è lieta di presentare, con la curatela di Lydia Pribisova, la collettiva There must be order, che introduce i lavori video di nove artisti del Centro Europa (Slovacchia, Repubblica Ceca, Austria): Zbynek Baladran, Anetta Mona Chisa & Lucia Tkacova, Lubomir Durcek, Matej Gavula, Eva Jiricka, Lucia Nimcova, Kamen Stojanov, Anna Witt. Gli artisti contestano il sistema e l’ordine precostituito, che sono invece accettati dalle masse in modo acritico. La residenza della curatrice Lydia Pribisova presso VIR Viafarini-in-residence rientra nell'ambito della collaborazione con il Centro per l'Arte Contemporanea FUTURA di Praga ed è resa possibile grazie al supporto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l'architettura e l'arte contemporanee.
Attraverso interventi, performance e azioni gli artisti sovvertono le regole sociali e rifiutano di conformarsi alle pratiche che caratterizzano la società contemporanea. Le situazioni scaturiscono da questi approcci sovversivi, dai risvolti spesso bizzarri e divertiti, coinvolgono gli osservatori inconsapevoli di gravitare intorno allo spazio d’azione degli artisti. Questi interventi divengono la base del loro lavoro artistico a cavallo tra performance, public art e video. In alcune opere convivono un sincero desiderio di agire per il bene e un bisogno, non privo di malignità, di combattere le assurdità e le contraddizioni del quotidiano. Gli artisti contestano il sistema sociale con una violenza sottile, spudorata ma al contempo criptica, osservando poi i risultati delle loro azioni con un sorriso sarcastico e nascosto. Provocano inoltre dispute su questioni come la proprietà pubblica e privata, le regole del quieto vivere e i limiti dell’umana sopportazione. Altri lavori, invece, esaminano i limiti e i confini della legge, interrogandosi su cosa sia ancora legale e cosa no.
Con il contributo di Fondazione Cariplo, Gemmo spa.
Lista e ordine delle opere:
Matej Gavula, Spiral, 2010
La proiezione parte con Spiral (2010) di Matej Gavula (1972, Bratislava, Slovacchia) che offre un’introduzione emblematica, una metafora dell’ordine sociale e delle situazioni che si ripetono ciclicamente. Gavula è principalmente uno scultore ma esplora le possibilità espressive di vari media come performance e video con un pronunciato riferimento al concettualismo. Si focalizza sulle situazioni banali, di routine e spesso assurde, oltre che sull’autenticità del discorso depurato dalle convenzioni. Si è esibito alla Hit Gallery in Bratislava (2010), all’Hunt Kastner artworks a Praga (2010-2011), alla Plusmínusnula Gallery a Zilina (2012), allo show Hosted in Athens in Grecia (2012), e altri.
Anetta Mona Chisa & Lucia Tkacova, Capital, 2005
Il lavoro di Anetta Mona Chisa (nata nel 1975 a Nadlac, Romania, attualmente vive a Praga) e Lucia Tkacova (nata nel 1977 a Banska Stiavnica, Slovacchia, attualmente vive a Berlino) è caratterizzato da un approccio sarcastico, ribelle e anti-autoritario. Le artiste utilizzano tecniche di dislocamento, sabotaggio e sovversione per contestare le strutture, i sistemi di potere e le gerarchie di genere. Il loro lavoro è politicamente scorretto, analizza gli aspetti paradossali del conformismo e dell’impossibilità, della sovversione, mostrando l’essenza e le regole basiche del sistema globale, evidenziando la relatività dei criteri predefiniti e demistificando e prendendosi gioco della società e del suo sistema di relazioni. Lavorano insieme dal 2000, basando i loro progetti su storie personali e la loro interazione e accesso alle differenti forme di potere. Tra le loro mostre menzioniamo la partecipazione alla 54a Biennale di Venezia nel 2011; nel 2010 hanno esposto al MLAC a Roma, nel 2009 alla Christine Koenig Gallery a Vienna. Tra le esposizioni recenti si ricordano: Over the Counter, Mucsarnok Kunsthalle, Budapest; Gender Check, MuMok Vienna; While Bodies Get Mirrored, Migros Museum fur Gegenwartskunst, Zurigo; The Reach of Realism, Museum of Contemporary Art, Miami; The Making of Art presso la Schirn Kunsthalle Frankfurt; Chisa & Tkacova al Neuer Berliner Kunstverein; 6a Biennale di Taipei; L'Europe en devenir presso il Centre Culturel Suisse di Parigi; Shooting Back al Thyssen-Bornemisza Art Contemporary, Vienna.
Lucia Nimcova, Kiss 2006-2007; Double Coding 2010
Lucia Nimcova (nata nel 1977 in Humenné, Slovacchia, attualmente vive ad Amsterdam) presenta un progetto che si confronta con la realtà slovacca nel periodo tra il 1968 e il 1989. Il suo video/slide show, Kiss, rappresenta una selezione meticolosa di foto provenienti dal Centro Culturale Regionale della sua città di origine, creando una struttura che può essere considerata un modello di riferimento per le relazioni nella società in generale. Nella maggior parte degli scatti selezionati non c'è alcuna intenzionalità, ma al contrario una totale passività del soggetto immortalato. Secondo l'artista questo è l'approccio migliore per rappresentare la vita durante il comunismo quando una crudele passività sostituiva ogni forma di responsabilità individuale. Nel progetto Double Coding ha selezionato dei frammenti di film vietati dal regime nei quali la vita è restituita attraverso le tracce lasciate da lapsus labiali sopravvissuti sotto forma di testimonianze involontarie. Lucia Nimcova ha ricevuto diversi premi di rilievo internazionale come l'ECB Photography Award, Germania, 2008; l'Oskar Barnack Award, Germania, 2007 e 2008; il Baume & Mercier Award, 2007, Italia.
Zbynek Baladran, Minus ten anarcho-communist minutes, 2012; All for no reason II, 2012
Zbynek Baladran (nato nel 1973 a Prague) è un artista visuale e curatore. Il suo lavoro può essere definito come una costante ricerca dei nessi tra le costruzioni passate e i modelli epistemologici dominanti. Spesso crea mappe e modelli cognitivo-mentali intesi come metodi per costruire informazioni, consentendo all'occhio della mente di visualizzare, codificare e immagazzinare informazioni per poi decodificarle e utilizzarle. Spesso ci si riferisce a Baladran come a un archeologo della conoscenza e della memoria e nei suoi lavori continua a servirsi di note, mappe e diagrammi come traduzioni e rappresentazioni di concetti, idee e interrelazioni. In collaborazione con Vít Havranek ha curato l'ideazione di Monument to Transformation, un progetto di ricerca della durata di tre anni sulla trasformazione sociale che è stato presentato nel 2009 presso la City Gallery di Praga e che è stato poi trasportato in altre sedi europee. Baladrán è stato anche membro del team curatoriale (tranzit.org) della Manifesta 8, Murcia, Spagna nel 2010. Nel 2012 ha partecipato al 7th Seoul International Media Art Biennale di Seoul, alla mostra The Islands of Resistance in the National Gallery, Praga, nel 2011 prende parte allo show A terrible beauty is born durante l'11a Biennale de Lyon a Lione, nel 2010 partecipa al Formate der Transformation 89-09 presso il Museum auf Abruf di Vienna, nel 2009 alla Moscow Biennale of Contemporary Art di Mosca oltre ad altre partecipazioni.
Lubomir Durcek, Information about hands, 1982
Lubomír Durcek (nato nel 1948 a Bratislava) occupa un posto speciale in questa rassegna. Come membro della scena artistica slovacca non ufficiale, non gli era stato permesso di esibirsi in pubblico prima del 1989. Negli anni ottanta si è interessato delle azioni e delle performances di gruppi ristretti che rappresentavano spesso il loro ruolo sociale reale guidati da una sceneggiatura preordinata dall'artista, offrendo così ritratti di una società limitata. Nel cortometraggio Information...about Hands and People ha realizzato una performance con un gruppo di giovani partecipanti che non si conoscevano e non si erano mai visti precedentemente. La loro prima forma di relazione è stato un contatto di mano. Durante la performance, svoltasi in un silenzio totale, i partecipanti dovevano mantenere gli occhi coperti da una maschera, utilizzando il tatto come unico modus comunicandi. Questo film in bianco e nero in 16 mm, essenziale ed esistenziale, ci riporta al periodo della censura, della normalizzazione, della perdita del senso, del silenzio e della cecità che caratterizzò l'ex Cecoslovacchia. Inoltre l'esperimento mostra la dinamica e la ricchezza della comunicazione non verbale che facilita la relazione tra gli individui rendendola forse più sincera.
Anna Witt, Critical Action Archive, 2012; Hoheitszeichen, 2012
Nata nel 1981 a Wasserburg Inn (Germania), vive e lavora a Vienna. Si esprime tramite interventi performativi e istallazioni video. La ricerca artistica di Anna Witt si focalizza sulla costruzione di stereotipi culturali e sull'osservazione della posizione dell'individuo all'interno del sistema sociale. Il suo lavoro prende in esame le regole sociali, i diritti, le leggi e come gli individui interagiscono con esse. Analizza, inoltre, le difficili dinamiche della formazione soggettiva in relazione all'identità politica, alla collettività, al conformismo e ai diritti civili. Ha partecipato a Manifesta 07 e ad alcune esibizioni presso la Columbus Art Foundation, lo Spinnerei Leibzig, la Low Salt Gallery a Glasgow, la Association for Contemporary Art di Graz e ad altri eventi.
Eva Jiricka, Gratis Punch, 2005; Seating order, 2008
Nata nel 1979 a Praga (Repubblica Ceca) dove vive e lavora. L'approccio artistico di Eva Jiricka oscilla tra la performance, l'intervento in spazi pubblici e la video installazione. Lo scopo dell'artista consiste nel provocare una reazione nei passanti che incontra per le strade, che sono il suo campo d'azione privilegiato. I suoi interventi appaiono manipolatori, se non addirittura aggressivi, anche se seguono l'imperativo morale di agire per il bene altrui. L’artista ha partecipato, inoltre, alla Biennale di Petersburg nel 2006, ad alcune esibizioni presso la LCC Well Gallery a Londra, Futura Gallery a Praga, presso la Galerie UNA a Bucarest tra gli altri.
Kamen Stojanov, Move your hands, 2007
Nato nel 1977 a Rousse (Bulgaria), vive e lavora a Vienna. Nel suo lavoro, Kamen Stoyanov si focalizza principalmente su due concetti: la critica dell’egemonia delle culture dominanti e gli effetti di tale dominio nei media, nella struttura sociale, urbana e architettonica. Kamen Stoyanov contesta, inoltre, l’utilizzo non autorizzato dello spazio pubblico e, in particolare, si è interessato delle questioni riguardanti le forme contemporanee di migrazione e nomadismo. Ha partecipato a Manifesta 07 nel 2008, all’International Istanbul Biennale nel 2007 e ad alcune mostre presso il Museum Moderner Kunst Stiftung Ludwig di Vienna, la Galerie für Zeitgenössische Kunst di Leipzig, la Kunsthalle di Vienna, the Blut & Honig, Zukunft ist Balkan am, presso la Essl Collection di Vienna (curata da H. Szeemann) oltre che ad altre iniziative artistiche.
Kamen Stoyanov
Move Your Hands, 2007
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Matej Gavula
Spiral, 2010
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