"In chiusura della stagione espositiva 2014-2015, Viafarini è lieta di presentare la prima mostra monografica dedicata in Italia all’artista canadese Kapwani Kiwanga (1978, Hamilton, Canada. Vive e lavora a Parigi, Francia). Articolata in un regime ibrido d’esplorazione tra scienze sociali e pratica artistica, la ricerca di Kiwanga s’incarna di preferenza in territori culturali misti, dove domini di conoscenza a priori distinti riescono a incrociarsi. Grazie a sistemi e protocolli, che agiscono come prismi attraverso i quali osservare istanze culturali, Kiwanga mette alla prova la capacità di quest’ultime a mutare e a modificarsi nell'incontro con altre. La formazione teorica di Kiwanga nel campo dell’antropologia e delle religioni comparate imprime ai suoi formati di ricerca una tensione particolare in cui la gestualità artistica si genera grazie all’incrocio di temporalità differenti, alla coesistenza dell'immersione nel passato e della proiezione nel futuro, alla de-gerarchizzazione delle fonti del sapere e all'invenzione di narrazioni e finzioni speculative. La coincidenza di registri eterogenei - dalla ricerca accademica alla cultura popolare - è una metodologia che l'artista utilizza con l'obiettivo di liberare la “produzione di conoscenza” da pregiudizi di valore, dissolvendo la separazione rigida tra le discipline e i diversi registri del sapere. Film, installazioni e performance esplorano in modalità complementari la relazione tra il credere ed il sapere razionale cercando di immaginare possibilità diverse di rendere presente gli aspetti invisibili e intangibili del magico e del soprannaturale. Tramite il ricorso ai modi di rappresentazione tipici del documentario e a diverse fonti "materiali" (come gli archivi e documenti fotografici) oltre che a testimonianze scientifiche quanto soggettive, Kiwanga costruisce una complessa pratica artistica, densa d’immaginari provenienti dall’afrofuturismo, dalle lotte anti-coloniali e dalla loro memoria, da sistemi di credenze religiose e dalla cultura vernacolare.
Il cuore del progetto milanese di Kapwani Kiwanga è l’assunzione dell’aptico - il toccare, lo sfiorare, il palpare - come modalità minima di relazione con un contesto urbano: il tessuto milanese, frangia estrema della dorsale economica definita Blue Banana e prototipo di quel corridoio europeo tra Manchester e Genova punteggiato da anonime megalopoli, viene misurato utilizzando il corpo come struttura di mediazione. La strategia di lettura dell’anonimità urbana grazie all’estrema soggettività del corpo prende le mosse da un lavoro performativo ed etnografico sull’ambiente, che assume i candidi guanti da art handler come dispositivo di registrazione e collezione del contesto. A partire da una ricerca sulla manipolazione degli “oggetti etnici” trattati con i pesticidi nei musei etnografici europei, il guanto - superficie e barriera tra il corpo e l’oggetto - circola infatti nella produzione di Kiwanga, come analogia della dinamica tra fascinazione e rigetto culturale. Nel progetto presentato a Viafarini, il guanto ritorna nel suo uso inverso, come occasione di sporcarsi e lasciarsi corrompere e contaminare. Lasciando spazio alla narratività intrinseca della materia, Kiwanga corregge l’autorità implicita nella narrazione storica e urbanistica, per concentrarsi, in un corpus di lavori installativi e in un wall drawing, su quegli strati degli oggetti d’uso comune che appaiono come “fuggenti”, i flussi e le transizioni, dove si può testare però una chiara incrostazione della provenienza sociale e politica di colui che li impiega.
Con il contributo di Fondazione Cariplo e di Gemmo spa.
Kapwani Kiwanga (1978, Hamilton, Canada. Vive e lavora a Parigi, Francia) ha studiato Antropologia e Religioni Comparate alla McGill University (Canada). Ha successivamente seguito il programma post-diploma “La Seine” a l’Ecole National Supérieure des Beaux-Arts di Parigi (Francia) per poi completare la sua formazione presso Le Fresnoy – Studio National des Arts Contemporais, Tourcoing (Francia). Kapwani Kiwanga è stata artista in residenza presso MU Foundation, Eindhoven (Olanda) e presso Le Manège, Dakar (Senegal); è stata nominata due volte ai BAFTA ed ha esposto internazionalmente presso: Centre Pompidou, Parigi (Francia); Glasgow Centre of Contemporary Art, Glasgow (Scozia); Paris Photo, Parigi (Francia); Bienal Internacional de Arte Contemporáneo, Almería (Spagna); Art Catalyst, London (UK), Kassel Documentary Film Festival, Kassel (Germania), Kaleidoscope Arena, Rome (Italia), Maraya Art Centre, Sharjah (U.A.E). Tra i recenti progetti espositivi: WIELS – Centre d’Art Contemporain, Bruxelles (Belgio); Bétonsalon, Parigi (Francia); South London Gallery, Londra (UK); Jeu de Paume, Parigi (Francia); Berlin Ethnographic Museum, Berlino (Germania), The Swedish Contemporary Art Foundation, Stoccolma (Svezia); Galerie Marian Goodman, Parigi (Francia); Fondation Ricard, Parigi (Francia), Salt, Istanbul (Turchia), Irish Museum of Modern Art, Dublino (Irlanda), Tiwani Contemporary, Londra (UK), Tanja Wagner, Berlino (Germania)."
Simone Frangi
"In chiusura della stagione espositiva 2014-2015, Viafarini è lieta di presentare la prima mostra monografica dedicata in Italia all’artista canadese Kapwani Kiwanga (1978, Hamilton, Canada. Vive e lavora a Parigi, Francia). Articolata in un regime ibrido d’esplorazione tra scienze sociali e pratica artistica, la ricerca di Kiwanga s’incarna di preferenza in territori culturali misti, dove domini di conoscenza a priori distinti riescono a incrociarsi. Grazie a sistemi e protocolli, che agiscono come prismi attraverso i quali osservare istanze culturali, Kiwanga mette alla prova la capacità di quest’ultime a mutare e a modificarsi nell'incontro con altre. La formazione teorica di Kiwanga nel campo dell’antropologia e delle religioni comparate imprime ai suoi formati di ricerca una tensione particolare in cui la gestualità artistica si genera grazie all’incrocio di temporalità differenti, alla coesistenza dell'immersione nel passato e della proiezione nel futuro, alla de-gerarchizzazione delle fonti del sapere e all'invenzione di narrazioni e finzioni speculative. La coincidenza di registri eterogenei - dalla ricerca accademica alla cultura popolare - è una metodologia che l'artista utilizza con l'obiettivo di liberare la “produzione di conoscenza” da pregiudizi di valore, dissolvendo la separazione rigida tra le discipline e i diversi registri del sapere. Film, installazioni e performance esplorano in modalità complementari la relazione tra il credere ed il sapere razionale cercando di immaginare possibilità diverse di rendere presente gli aspetti invisibili e intangibili del magico e del soprannaturale. Tramite il ricorso ai modi di rappresentazione tipici del documentario e a diverse fonti "materiali" (come gli archivi e documenti fotografici) oltre che a testimonianze scientifiche quanto soggettive, Kiwanga costruisce una complessa pratica artistica, densa d’immaginari provenienti dall’afrofuturismo, dalle lotte anti-coloniali e dalla loro memoria, da sistemi di credenze religiose e dalla cultura vernacolare.
Il cuore del progetto milanese di Kapwani Kiwanga è l’assunzione dell’aptico - il toccare, lo sfiorare, il palpare - come modalità minima di relazione con un contesto urbano: il tessuto milanese, frangia estrema della dorsale economica definita Blue Banana e prototipo di quel corridoio europeo tra Manchester e Genova punteggiato da anonime megalopoli, viene misurato utilizzando il corpo come struttura di mediazione. La strategia di lettura dell’anonimità urbana grazie all’estrema soggettività del corpo prende le mosse da un lavoro performativo ed etnografico sull’ambiente, che assume i candidi guanti da art handler come dispositivo di registrazione e collezione del contesto. A partire da una ricerca sulla manipolazione degli “oggetti etnici” trattati con i pesticidi nei musei etnografici europei, il guanto - superficie e barriera tra il corpo e l’oggetto - circola infatti nella produzione di Kiwanga, come analogia della dinamica tra fascinazione e rigetto culturale. Nel progetto presentato a Viafarini, il guanto ritorna nel suo uso inverso, come occasione di sporcarsi e lasciarsi corrompere e contaminare. Lasciando spazio alla narratività intrinseca della materia, Kiwanga corregge l’autorità implicita nella narrazione storica e urbanistica, per concentrarsi, in un corpus di lavori installativi e in un wall drawing, su quegli strati degli oggetti d’uso comune che appaiono come “fuggenti”, i flussi e le transizioni, dove si può testare però una chiara incrostazione della provenienza sociale e politica di colui che li impiega.
Con il contributo di Fondazione Cariplo e di Gemmo spa.
Kapwani Kiwanga (1978, Hamilton, Canada. Vive e lavora a Parigi, Francia) ha studiato Antropologia e Religioni Comparate alla McGill University (Canada). Ha successivamente seguito il programma post-diploma “La Seine” a l’Ecole National Supérieure des Beaux-Arts di Parigi (Francia) per poi completare la sua formazione presso Le Fresnoy – Studio National des Arts Contemporais, Tourcoing (Francia). Kapwani Kiwanga è stata artista in residenza presso MU Foundation, Eindhoven (Olanda) e presso Le Manège, Dakar (Senegal); è stata nominata due volte ai BAFTA ed ha esposto internazionalmente presso: Centre Pompidou, Parigi (Francia); Glasgow Centre of Contemporary Art, Glasgow (Scozia); Paris Photo, Parigi (Francia); Bienal Internacional de Arte Contemporáneo, Almería (Spagna); Art Catalyst, London (UK), Kassel Documentary Film Festival, Kassel (Germania), Kaleidoscope Arena, Rome (Italia), Maraya Art Centre, Sharjah (U.A.E). Tra i recenti progetti espositivi: WIELS – Centre d’Art Contemporain, Bruxelles (Belgio); Bétonsalon, Parigi (Francia); South London Gallery, Londra (UK); Jeu de Paume, Parigi (Francia); Berlin Ethnographic Museum, Berlino (Germania), The Swedish Contemporary Art Foundation, Stoccolma (Svezia); Galerie Marian Goodman, Parigi (Francia); Fondation Ricard, Parigi (Francia), Salt, Istanbul (Turchia), Irish Museum of Modern Art, Dublino (Irlanda), Tiwani Contemporary, Londra (UK), Tanja Wagner, Berlino (Germania)."
Simone Frangi
Veduta dell'allestimento
Foto di Alessandro Morana
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Foto di Alessandro Morana
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Foto di Alessandro Morana
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